Dopo il via libera del Parlamento alla mozione sulle riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello, ministro delle Riforme istituzionali, spiega in una intervista al Messaggero che "è stata evitata una crisi istituzionale ma non ci siamo ancora messi in sicurezza. Abbiamo guadagnato un margine d’azione e ritengo che soprattutto per il centrodestra, considerati i risultati elettorali, l’attuale quadro politico sia non certo quello auspicato ma il migliore possibile nelle condizioni date. E’ evidente che questo quadro politico è legato al fatto che la riforma istituzionale si faccia, e mi pare che in realtà si tratti di una consapevolezza comune" E sulla mozione di Giachetti per il ritorno al Mattarellum commenta: "E’ la spia del fatto che nel Pd, nel giudizio sul governo, esiste un dibattito. Idem per il centro-destra. Sono felice di constatare che nonostante le divaricazioni da un parte e dall’altra, che è inutile negare, alla fine sia prevalsa la responsabilità". E aggiunge: "Ho sostenuto e sostengo questa tesi: non solo è vero che la legge elettorale è collegata alla forma di governo, ma una – e forse la principale – delle ragioni dei trent’anni di fallimenti sta nell’aver voluto cambiare il meccanismo di voto immaginando che così tutti i problemi si sarebbero automaticamente risolti. Sta qui il grande errore che ha condannato le istituzioni italiane. Nel frattempo è intervenuta la Cassazione, evidenziando dubbi di costituzionalità che poi sono anche di buon senso”.
“L’attuale legge – prosegue il ministro – ha funzionato quando c’erano due schieramenti entrambi sul 40-45 per cento che, vincendo, ricevevano un premio in seggi del10 per cento. Se invece le coalizioni diventano tre, quattro o in teoria di più, il rischio è che con il 15 per cento dei voti si abbia il 55 per cento dei seggi: una mostruosità. Il premier Letta mi ha incaricato di vedere se era possibile un intervento di manutenzione sull’attuale legge senza prefigurare una riforma definitiva. Ho registrato che al momento non c’è una convergenza tra i partiti di maggioranza. Dunque le strade sono solo due: o questa convergenza matura oppure dobbiamo cercare di definire, nei più brevi tempi possibili, la forma di governo che si trascini appresso un meccanismo elettorale coerente. Terze vie non esistono".
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