Da domani toccherà a Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani dire l’ultima parola sugli emendamenti al ddl Casellati, alla riforma che prevede l’elezione diretta del premier. Ddl costituzionale su cui oggi la maggioranza – dopo il braccio di ferro con Lega da una parte e Fdi dall’altra, a partire dal tema della cosiddetta norma-antiribaltone – ha trovato un accordo.
Intesa “che i leader però dovranno sigillare”, per usare le parole del leghista Massimiliano Romeo.
Nel pomeriggio, il ministro Casellati, alla fine del vertice di maggioranza cui hanno preso parte il presidente della Commissione Affari costituzionali, il meloniano Alberto Balboni, il senatore Marcello Pera e i capigruppo di maggioranza, oltre a Romeo, Maurizio Gasparri di Fi e Lucio Malan di Fdi, ha detto che alla fine comunque ci sarà la figura del secondo premier, che potrebbe esser previsto, solo in determinati casi (“casi dettagliati”).
Casi su cui si starebbe ancora valutando quali debbano essere, superando il testo ‘ristretto’ dell’emendamento Balboni che prevede un secondo premier subentrante al primo dopo la sfiducia, soli “in casi eccezionali di morte, dimissioni volontarie o decadenza”.
Bocche cucite dai partecipanti al vertice, invece sugli altri punti in discussione, al centro degli emendamenti della maggioranza.
Relativamente ai correttivi sul numero dei mandati possibili per il premier e la sua durata e sulla soglia di maggioranza (il 55%) da inserire non più in Costituzione ma nella successiva legge elettorale, la maggioranza assicura all’unisono di aver trovato la sintesi, ma per ora non si conosce la riformulazione che avrebbe messo tutti d’accordo.
In ogni caso l’ok definitivo non arriverà se non a ridosso della scadenza del termine di presentazione degli emendamenti, il prossimo 5 febbraio. Serve infatti il confronto tra i leader come lo stesso Romeo aveva avvertito durante il lungo vertice.
“La soluzione che troviamo poi fatela vedere ai grandi capi – dice a porte chiuse il leghista – perché non vorrei che la Meloni o Tajani dicessero no”.
“Dobbiamo trovare ascolto a un livello superiore”, ricorda ai presenti lo stesso Romeo. Ad inizio seduta, riporta l’Adnkronos, si sente dire a Balboni “Romeo, Romeo, chiudiamola questa partita, dai che la soluzione la troviamo….”.