C’e’ tensione nel Pd nei confronti del presidente del Senato, considerato troppo "morbido" nei confronti dell’ostruzionismo sul ddl Boschi. "Grasso e’ nel mirino ma lui non ci sta a passare per l’affossatore delle riforme – scrive Repubblica, secondo cui ‘anche Renzi e’ furioso con il presidente del Senato’ -. Anche il presidente del Senato pensa che la questione sia tutta politica, che il governo si deve mettere intorno a un tavolo con buone possibilita’ di trovare una soluzione. Sul voto segreto ha solo applicato il regolamento e infatti lo concedera’ per gli emendamenti che riguardano le minoranze linguistiche. Punto. Vale a dire che delle 920 richieste ne rimarranno una novantina. E quella materia non disturba il governo. Resta una sola ‘bomba’: una proposta di modifica presentata dalla Lega che lega la riduzione del numero dei deputati a 500 e i diritti delle minoranze. Quindi non e’ scorporabile. Se passa grazie ai franchi tiratori e’ un pasticcio. Ma c’e’ il tempo per farlo ritirare. In realta’ Grasso e’ convinto di ‘aver sminato il terreno’ perche’ anche il Pd non poteva opporsi al voto segreto su alcuni temi previsti dal regolamento".
La Stampa riferisce di "irritazione" e "forse persino stupore di Giorgio Napolitano", che ieri ha ricevuto Grasso al Colle, per l’andamento dei lavori. E per questo, nel comunicato diffuso al termine dell’incontro, si rileva come il Capo dello Stato abbia "’insistito’ sul rischio di una ‘paralisi’".
Intanto il governo valuta l’ipotesi di un rinvio a settembre. Ipotesi che "non e’ piu’ considerata un tabu’", scrive Repubblica: "Matteo Renzi ha cominciato a prenderla in considerazione anche se nei suoi discorsi privati continua a pensare che la vera alternativa alla riforma del Senato bloccata dall’ostruzionismo sia sempre una: ‘Tornare al voto, chiedere ai cittadini quel consenso che la burocrazia e i frenatori professionisti vogliono negare al cambiamento’. Ma il cambiamento, dice il premier, ‘non si puo’ fermare’".
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