“Nell’ultimo decennio le sole iscrizioni Aire sono passate da poco più di 3 milioni agli oltre 5,1 milioni. La nuova mobilità e la nuova migrazione sono temi di quotidiana attualità e la risposta a tutto ciò certamente non dovrebbe essere tagliare ma anzi, meglio rappresentare. La Federazione del Partito Democratico in Belgio fa appello a non ridurre pro quota ma mantenere il numero dei deputati e dei senatori eleggibili dagli italiani all’estero e di riconoscere finalmente parità di trattamento tra tutti gli italiani, indipendentemente dalla loro residenza”. Lo si legge in una nota del Pd Belgio firmata da Lanfranco Fanti, Segretario Federazione Partito Democratico Belgio.
“La Costituzione attualmente prevede che vengano eletti 12 deputati e 6 senatori per circa 5 milioni di cittadini aventi diritto che risiedono all’estero. Un parlamentare eletto all’estero rappresenta 4 volte il numero di elettori di uno eletto in Italia (400mila contro 100mila), se si approvasse la proposta la cifra si raddoppierebbe rendendo del tutto inefficace la loro azione. Con la riduzione dei deputati e senatori oggi in votazione al Senato, si prevede una riduzione non soltanto dei deputati e senatori in Italia, ma anche di quelli eletti all’estero che passerebbero da 12 a 8 per la Camera e da 6 a 4 per il Senato. Questo rapporto elettori-deputati eletti passerebbe ad 1 a 625.000, un rapporto che diventa ancora più alto per il Senato che diventerebbe 1a 1300000! Una disparità in senso assoluto che la Federazione del PD in Belgio, la più grande del Pd nel mondo, ritiene spropositata. Tali disparità emergono anche alla luce delle difficoltà e delle lunghe attese registrate alle ultime elezioni nei seggi esteri, a causa della riduzione delle reti e dei servizi consolari, e a fronte di un sistema elettorale per gli italiani all’estero inspiegabilmente differente”.
“Senza entrare nel merito della volontà politica di ridurre il numero di parlamentari, che sembra riscuotere ampio consenso tra i principali partiti in Italia, non vediamo una ragione particolare per continuare a ‘punire’ la rappresentanza degli italiani all’estero: anche perché la maggior parte risiede in UE e si tratta di italiani con un legame quotidiano con l’Italia, un’emigrazione moderna che costituisce in larga parte una componente avanzata della società italiana. Un’emigrazione che è in aumento e che spesso è fatta di giovani ragazzi e ragazze che non trovano lavoro e che sono costretti ad andare a cercare “fortuna” in altri paesi. Secondo i dati che emergono dal “Rapporto 2019 sull’economia dell’immigrazione” della fondazione Leone Moressa presentato oggi, negli ultimi 10 anni circa 500 mila italiani, di cui la metà tra i 15 e i 34 anni, sono andati via dal nostro paese. Numeri che dovrebbero far riflettere e su cui forse sarebbero necessarie risposte diverse da parte della classe dirigente nazionale”.