"E’ indispensabile chiudere il percorso di transizione istituzionale che si è già protratto per troppo tempo. E non mi riferisco solo a quello che intercorre dalla presentazione del ddl Boschi, ma al momento in cui è stata riconosciuta la fragilità dell’attuale sistema istituzionale. Parliamo degli anni 70…". Così il ministro della Giustizia Andrea Orlando in una intervista a Repubblica nella quale auspica l’accordo sulla riforma del Senato: "Vedo che si ripropone l’elezione diretta del Senato, posizione assolutamente legittima che però ripropone un sistema sostanzialmente bicamerale, come ha sottolineato il presidente emerito Napolitano. Rispetto a quando si cominciò a parlare di superamento del bicameralismo abbiamo una pluralità di poteri e un equilibrio costituzionale più solido. Penso all’autonomia e indipendenza della magistratura che si è rafforzata, al ruolo assunto dalla Consulta e alla progressiva affermazione del presidente della Repubblica in qualità di garante. Abbiamo una produzione normativa in larga parte di fonte sovranazionale. Tutti elementi che ci dovrebbero far abbandonare, con meno remore e paure, il sistema bicamerale previsto in un’epoca assai diversa da quella attuale".
In una intervista all’Unità mette in guardia da una crisi di governo alla luce dello scontro in Senato sulle riforme: "Questo rischio non si corre in un periodo ordinario ma in un momento cruciale per il riassetto europeo, dove ci sarebbe modo di superare finalmente rigore e austerità grazie anche al ruolo dell’Italia. Una possibilità che rischia di sfumare se viene meno il quadro politico".
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