In una mano la "minaccia" del voto anticipato, nell’altra il "Nazareno 2" per blindare le riforme: l’offerta del Pd a Forza Italia e’ sempre sul tavolo se non altro come spauracchio verso la minoranza Dem in perenne assetto di guerra. L’avvertimento di Ricci lanciato ieri (Riforme o urne), ha sortito l’effetto voluto: ha sparigliato le carte e messo in allarme un po’ tutti. I toni si sono abbassati e le mani si sono tese. Lo ha fatto, a modo suo, persino quell’osso duro di Renato Brunetta che in una intervista si e’ spinto a ipotizzare una sorta di Grosse Koalition da varare da qui alla fine della legislatura per assicurare la "massima coesione" in un "difficile momento politico-economico. E soprattutto – direbbero i maligni – per allontanare lo spettro delle urne.
Ovviamente la premessa del capogruppo di Fi e’ che ormai Renzi "non ha piu’ i numeri" e ha "fallito" su tutti i fronti. Gli stessi concetti che – secondo alcuni retroscena – avrebbe espresso anche Berlusconi che, seduto sulla riva del fiume, attenderebbe di tirare il salvagente renziano vagheggiando un Renzi-Bis. A condizione – raccontano dietro le quinte azzurre – che il premer ammetta i suoi "fallimenti" e chieda umilmente aiuto e voti al Cavaliere. Ma non c’e’ fretta. Lo dice anche il vice di Renzi Lorenzo Guerini: "Noi siamo pazienti e attendiamo: se c’e’ una ripresa di responsabilita’ e di disponibilita’ non puo’ che essere positivo", vedremo a settembre. Ancora piu’ esplicito Ettore Rosato: "Forza Italia ha gia’ votato questo testo quindi e’ necessario un approfondimento politico per ricostruire quel rapporto che serve al Paese" per portare a termine il percorso riformatore. Avances eccessive, forse, per Fi che indietreggiando ha voluto gelare il Pd: "La mano tesa di Renzi a Berlusconi? E’ vuota. Torni con il si’ alla elezione diretta dei senatori e al premio di coalizione nell’Italicum, e se ne parla", ha scritto il Mattinale azzurro.
Ecco, un eventuale patto bis non sara’ a costo zero, e come ha detto Giuliano Ferrara dovra’ soprattutto servire a rivitalizzare il Cav. Segnali di fumo tra Pd e Fi, dunque, che hanno di nuovo messo in allarme i grillini: "Renzi e Berlusconi lavorano all’ennesimo inciucio per salvarsi dalle elezioni inevitabili", ha denunciato su Fb Luigi Di Maio vicepresidente M5s della Camera. Renzi "rivuole il patto del Nazareno contro la sinistra", ha attaccato anche Sel. Nello scontro politico sulle riforme che va avanti ormai da tempo e’ incappato suo malgrado anche Giorgio Napolitano che dalla moral suasion quirinalizia e’ passato ad un piu’ diretto pressing nel suo nuovo ruolo di senatore a vita. "Inopportuno" per il centrodestra ma anche per alcuni del Pd (come Rosy Bindi). Rispondendo oggi in una lettera a Repubblica anche alle riserve espresse da Eugenio Scalfari, l’ex presidente ha dapprima escluso che la riforma possa minacciare la democrazia e poi si e’ tolto una manciata di sassolini dalla scarpa: il mio ruolo di senatore a vita "ovvero membro attivo di una istituzione parlamentare", "non e’ un titolo onorifico o una sine cura, ma un compito e un dovere di operoso impegno".
Una puntualizzazione che non ha stoppato la polemica: per Stefano Fassina, Napolitano "continua a travalicare il suo ruolo" e "non aiuta" le riforme. L’ex presidente "si candida di fatto alla guida del Pd", gli ha fatto eco dall’altro fronte Maurizio Gasparri.
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