Finalmente il governo vuole fare le riforme costituzionali. Questa potrebbe essere la "prova del nove", quella che potrebbe dire che il governo possa reggere o meno. Come ho già detto pubblicamente in una riunione del Popolo della Libertà che si è tenuta a Mantova e che è stata organizzata dall’esponente locale Gilberto Sogliani, il Popolo della Libertà ed il Partito Democratico sono speculari. Il Popolo della Libertà è forte, coeso e bene organizzato a livello nazionale, mentre è più debole e si spacca facilmente nei livelli locali. Il Partito Democratico è più debole e disunito a livello nazionale mentre è forte nei suoi livelli locali. Le recenti elezioni lo dimostrano.
Ora, ieri vi è stato un tentativo del deputato del Partito Democratico Roberto Giachetti di fare passare una mozione con cui abolire l’attuale legge elettorale, il "Porcellum", e ripristinare quella precedente, il "Mattarellum". La mozione è stata bocciata, anche perché prima di riformare la legge elettorale, si devono cambiare le istituzioni. Se non si fa così, il problema non si risolve! Senza le altre riforme, la modifica della legge elettorale non sarà una panacea. Anzi, sarà come un’aspirina data ad un malato di cancro. Prima di tutto, bisogna abolire il bicameralismo perfetto, introdurre il federalismo e fare sì che il Presidente della Repubblica sia eletto dal popolo.
Certo, il caso Giachetti ci deve fare riflettere. Il Partito Democratico è debole a livello nazionale. Tutte le correnti e le persone del Partito Democratico hanno mostrato le loro divisioni. Anche le recenti uscite del sindaco di Firenze Matteo Renzi lo dimostrano. L’anti-berlusconismo non può più essere il suo cemento ideologico, visto che per governare ha bisogno del Popolo della Libertà. Una parte dei molti esponenti ex democristiani del Partito Democratico vogliono questo governo. Tuttavia, alcune correnti (come molti esponenti provenienti dal vecchio Partito Comunista, poi divenuto Partito Democratico della Sinistra e Democratici di Sinistra) sono pronte anche a fare naufragare le riforme, pur di fare in modo che il governo di larghe intese fallisca. Addirittura, c’è chi sarebbe disposto a fare cadere il governo, sostituire il premier Enrico Eletta con Stefano Rodotà, per poter governare con il Movimento 5 Stelle (un parte consistente di questo darebbe l’appoggio esterno) e Sinistra Ecologia Libertà. Le riforme potrebbero essere la prova del nove per il governo presieduto da Enrico Letta. Se nel Partito Democratico le fibrillazioni continuano, le riforme non si farebbero ed il governo potrebbe cadere. Il Popolo della Libertà, con grande senso di responsabilità, cercherà di mantenere gli impegni per il bene del Paese. Ora, la "patata bollente" è in mano al Partito Democratico.
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