Un documento in 22 punti, che esorta il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a fermare il processo delle riforme costituzionali. E’ ciò con cui Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, si è presentato al Quirinale. Un testo di dieci pagine nel quale si spiega che "una Costituzione che divide anziché saldare, che lacera anziché cucire, che porta le cicatrici di una violenza di una parte sull’altra, senza approntare lo spirito per rimarginare le ferite, è una Costituzione che ha fallito".
Secondo Brunetta, "nel contesto italiano di questa legislatura, la maggioranza formale non basta a riformare le istituzioni. Il rispetto della costituzione formale è certo sempre la bussola di ogni cambiamento. Però, pur necessaria, non è necessariamente sufficiente. E oggi, in Italia, non lo è". Secondo Forza Italia infatti "sarebbe la riforma di una minoranza che, grazie ad una Legge elettorale che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima, è divenuta maggioranza solo sulla carta e quindi maggioranza di carta".
Secondo Brunetta "ancor più drammaticamente lacerante, fino a rasentare la crisi costituzionale, è la sommatoria tra riforma costituzionale e riforma elettorale. Questo "combinato disposto" spiana la strada ad un orizzonte nel quale il momento più basso della legittimazione parlamentare nella storia della repubblica produce il cambiamento più radicale degli ultimi 60 anni. È una contraddizione stridente che ci consegna ad un mostro giuridico che non meriterà il rispetto di nessuno, restando oggetto di contestazione perenne".
Ma Forza Italia presenta a Mattarella anche molte critiche nel merito del testo di riforma costituzionale, "riguardo ad inefficienze tecniche del testo, che incidono in particolare sul procedimento legislativo e sul riparto di competenze Stato-Regioni. Il testo così come delineato non porterebbe affatto alla diminuzione dell’attuale pesante contenzioso fra Stato e Regioni, malgrado l’espansione dei poteri legislativi dello Stato, nel momento in cui la tecnica elencativa di ciò che spetta allo Stato o, invece, alle Regioni, appare largamente imprecisa ed incompleta. Contemporaneamente i poteri legislativi del nuovo Senato risulterebbero configurati in maniera confusa: da questi potrebbero quindi derivare dubbi di legittimità costituzionale su molte Leggi statali approvate con i diversi procedimenti previsti nel progetto di revisione costituzionale".
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