Gianfranco Fini, nel corso di un intervento al convegno ‘Partiti veri per una politica trasparente’, organizzato dalla rivista ‘Ago e Filo’ e dall’istituto Sturzo, nella sede dell’associazione a Roma, avverte: i partiti non sono l’unico strumento per fare politica. “Il partito e’ uno dei tanti strumenti della partecipazione politica, non l’unico. Siamo in una fase post ideologica, oggi i giovani partecipano diversamente alla politica, ci sono meno iscritti ai partiti e si preferiscono vie parallele come l’associazionismo e il mondo no-profit". E sarebbe sbagliato pensare che queste siano “forme di qualità inferiore rispetto alla militanza politica".
Certo è che, per quanto riguarda il finanziamento ai partiti, “si e’ fatto un abuso o un pessimo uso dei rimborsi". C’è stato un vero e proprio “raggiro del referendum", sottolinea il presidente della Camera, ma in ogni caso "il problema non e’ il costo per l’erario, ma la proliferazione del sistema. Ci sono 945 parlamentari e un migliaio di consiglieri regionali. Quindi la via maestra e’ la riduzione non solo dei costi, ma degli eletti. O altrimenti si va in un vicolo cieco e si legittima chi dice ‘avete fatto ma serve di più".
Per il leader di Futuro e Libertà la riduzione del numero dei parlamentari è quindi “ancora più importante di una nuova legge sul finanziamento ai partiti”. "Parto dal presupposto che non esiste un costo della democrazia, ma oltre agli interventi sui bilanci bisogna intervenire sulla platea degli aventi diritto. La riduzione complessiva del numero degli eletti e la ridefinizione del rapporto con le regioni e’ altrettanto importante della necessità di un sistema di bilanci trasparenti". Insomma, "un sistema di partiti autorevole e trasparente e’ una condizione essenziale per la democrazia".
E in ogni caso sul finanziamento ai partiti "bisogna spostare il baricentro dalla situazione attuale, dallo Stato che contribuisce, al cittadino che liberamente decide di farlo avendo alle spalle delle norme alla politica". “Rendere volontaria la contribuzione e non renderla imposta e’ la strada maestra. Ma io dico no ad una riforma sull’onda emotiva degli scandali che sono reali come reale e’ l’indignazione della pubblica opinione. Altrimenti si chiude la stalla con i buoi scappati. E tra qualche tempo ci ritroveremo con i problemi di oggi. La sfida del terzo millennio – conclude – e’ riformare e ripensare i partiti".
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