Gianfranco Fini, parlando con i giornalisti a Pisa al termine della cerimonia celebrativa per i 60 anni della Domus Mazziniana, fra le altre cose ha affrontato il tema che riguarda la crisi sociale, che secondo il presidente della Camera è “strettamente collegato alla necessità di una ripresa della produzione e quindi di un rilancio della crescita". "Ci sono forti momenti di tensione sociale, e c’e’ l’aumento della disoccupazione, perché l’economia cresce poco", ha aggiunto Fini. Il governo Monti è attento alla crescita, ha osservato la terza carica dello Stato, “semmai c’e’ da chiedersi se accanto all’attenzione ci sono già misure in atto per favorire la crescita". Certo è che quello che riguarda crescita e sviluppo “non e’ solo un problema italiano", ma di tutti i Paesi Ue. "Tutti non fanno altro che discutere di cosa si deve fare a livello nazionale ed europeo, di cosa si debba mettere in campo per favorire la crescita dell’economia. Tutti hanno capito che quella e’ la ricetta, ma su come andarla a scrivere siamo ancora lontani da un punto condiviso". La vera risposta deve essere comunque “più Europa”. Per esempio, anche a livello istituzionale: dunque, “meriterebbe di essere ridiscussa la proposta di elezione diretta del presidente dell’Unione Europea, sia per il suo significato simbolico sia perché darebbe una proiezione sovranazionale del confronto politico rafforzando anche il ruolo dei partiti politici europei”.
All’indomani del voto francese, Fini dice la sua: “Oggi qualsiasi popolo dell’Ue vada al voto lancia un messaggio chiaro di timore per il futuro, reso ancora più forte dalle condizioni del presente. E’ evidente che ciò può tradursi in termini politici in vario modo: il voto francese e’ la dimostrazione di come gli elettori diano risposte all’insoddisfazione del presente e al timore del futuro in modo variegato. Non e’ soltanto una questione francese, ma un discorso che chiama in causa tutti gli europei e carica le leadership politiche di qualsiasi ispirazione di una responsabilità in più perché altrimenti il rischio e’ che ci sia un allentamento dei vincoli europei e non quel rafforzamento che tutti dicono essere indispensabile”.
A proposito di riforme, fra cui anche la legge elettorale, il leader di Futuro e Libertà ha avvertito: bisogna fare presto, altrimenti c’è il rischio che a vincere sarà l’antipolitica. “Ci stiamo avvicinando al momento in cui se non si passa dalle buone intenzioni ai fatti si supera il limite invalicabile che e’ un limite cronologico”.
Fini ha spiegato che “per riformare la Costituzione esiste una procedura particolare che richiede più passaggi parlamentari. Quindi siamo davvero in una fase in cui, come ha sottolineato anche il presidente Schifani, le forze politiche che tanto hanno discusso devono ora presentare un articolato sia per la riforma della seconda parte della Costituzione sia per la legge elettorale. Non farlo significa alimentare l’antipolitica e dare argomenti a coloro che dicono che la politica e’, nella migliore delle ipotesi, inconcludente e, nella peggiore, incapace”.
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