“Vorrei intervenire, una volta per tutte, sull’inversione dell’opzione in occasione del voto degli italiani all’estero, ovvero su quella norma che dice che se vuoi votare devi farne richiesta: vota solo chi dimostra la volontà di volerlo fare. Ebbene, a mio modo di vedere è la sola strada percorribile per cercare di porre un limite agli imbrogli colossali a cui abbiamo assistito ad ogni elezione dal 2006 (comprese le ultime politiche) ed evitare che decine di migliaia di schede elettorali vaghino per le strade delle nostre città, pronte ad essere raccolte in massa dai soliti male intenzionati, da quelli che ormai sono diventati veri e propri professionisti dell’imbroglio quando si tratta di voto estero”. Lo dichiara in una nota il Cav. Paolo Dussich, presidente del Comites di Panama e delegato nazionale CTIM in Repubblica Dominicana.
“Tanti esponenti Pd che oggi si dicono contrari all’opzione – prosegue Dussich – erano tra coloro che in passato promuovevano questa soluzione. Cos’è cambiato? Non sono forse stati loro a usare per la prima volta questo meccanismo, alle ultime elezioni Comites? Oggi si rimangiano tutto. Tipico dei dem”.
“Che dire, invece, sulla riforma costituzionale che riguarda il taglio delle poltrone? Non si capisce perché se diminuisce il numero dei parlamentari nazionali, non dovrebbe diminuire – nella stessa proporzione, intorno a un 30% – pure quello degli eletti all’estero. Senza contare che qui si sta andando incontro all’opinione pubblica, a quegli italiani che da tempo chiedono di tagliare sprechi e costi della politica. Se operai, metalmeccanici, commercianti e professionisti, se insomma comuni mortali sono costretti a fare sacrifici in nome della salute del proprio Paese, non si capisce perché la politica – e i politici – non debbano fare altrettanto. Sono anni che si discute di diminuire il numero degli eletti in parlamento: questo governo lo sta facendo”.
“Volevano farlo anche i democratici, con il loro Matteo Renzi premier e il referendum costituzionale fortemente voluto e promosso dall’ex presidente del Consiglio toscano. Non ci sono riusciti perché la loro era una riforma pasticciata, ma soprattutto perché Renzi ha personalizzato quel referendum all’ennesima potenza e dunque il voto degli italiani è stato su di lui e non sulla riforma. Alla fine il risultato era prevedibile: fallimento totale.
Con la sua riforma, Renzi voleva abolire il Senato come lo conosciamo tutti e Palazzo Madama avrebbe ospitato il Senato delle Regioni, composto da 100 senatori. Cancellati con un tratto di penna i sei senatori eletti all’estero, sarebbero rimasti i 12 deputati alla Camera, per un totale di 730 parlamentari e 12 eletti all’estero. Capite bene che in questo modo la presenza degli eletti oltre confine sarebbe risultata assai diluita rispetto al passato”.
Il presidente del Comites di Panama prosegue con il suo ragionamento: “Con la riforma attuale, invece, resteranno 4 senatori e 8 deputati eletti all’estero, per un totale, anche in questo caso, di 12 parlamentari votati dagli italiani nel mondo. Solo che il nuovo parlamento prevede 400 deputati e 200 senatori, e visto che la matematica non è un’opinione 12 su 600 hanno molta più forza e rappresentanza rispetto a 12 su 730. Nel nuovo Parlamento gli eletti oltre confine potranno incidere di più, senza alcun dubbio. Sempre se ne saranno capaci”.
“Con la riforma del voto estero questo governo si prepara anche a fare giustizia per quanto riguarda il famigerato emendamento Pd che ha stravolto la legge Tremaglia, permettendo anche a chi non è iscritto AIRE di candidarsi all’estero. Vergogna!
Quando passerà la nuova norma, che vuole che all’estero si candidino solo coloro che all’estero ci vivono davvero, vedremo quanti di questi dem romani riusciranno a mantenere il proprio posto al sole. Fino a quel giorno, ci toccherà sopportare ancora a lungo certe uscite dei dem, che ancora, impegnati come sono a leccarsi le ferite delle ultime batoste elettorali, non hanno capito che per fare opposizione non bastano i comunicati stampa. Ma forse – conclude Paolo Dussich – è meglio così”.