"Il presidente Renzi ha definito il patto del Nazareno come un atto parlamentare. Sono andato a cercare tra tutti gli atti depositati alle Camere, ma non l’ho trovato" e ora "vogliamo sapere dal presidente del Consiglio se vuole davvero riformare la giustizia con ‘un uomo che ha una naturale propensione a delinquere’, per citare un’espressione dei giudici". Lo afferma in una intervista a Il Fatto il deputato di M5s Alessandro Di Battista parla della sua interrogazione, a firma anche di Luigi Di Maio e che verrà sottoscritta da altri deputati grillini, in cui si chiede alla presidenza del Consiglio di diffondere i contenuti dell’accordo.
Parla quindi di un collegamento con le linee guide del ministero della Giustizia, molto più dure sull’azione di rivalsa nei confronti dei magistrati: "Sono convinto che le linee facciano parte dell’accordo, come moneta di scambio politica che Renzi ha dovuto pagare a Berlusconi". Ed espone la sua tesi politica: "Renzi è diventato sindaco di Firenze grazie a Verdini e Berlusconi, che non gli opposero la minima resistenza. Per il ballottaggio il capo di Forza Italia non andò a sostenere il suo candidato, Giovanni Galli. Il patto del Nazareno è nato in quei giorni, nel 2009. Da lì si passa alla visita di Renzi ad Arcore e poi all’affossamento di Prodi. La sua elezione al Quirinale avrebbe distrutto l’inciucio con Berlusconi".
Sostiene quindi che Renzi non verrà in Aula a rispondere alla interrogazione: "E’ abituato a scappare e a rifugiarsi nel suo habitat naturale, le televisioni, dove non gli fanno mai domande vere. E’ molto diverso da Enrico Letta, che invece si presentava sempre a riferire in Parlamento. L’abbiamo incalzato senza sosta, ma lui la faccia ce la metteva sempre".
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