Riforme da fare per rilanciare l’economia, si’ certo: cominciamo con quelle che non costano a cittadini e imprese ma che costano se non si fanno. Le pratiche costano 10 miliardi di euro l’anno per le aziende. Indefinibile e’ il costo per i cittadini se si considera anche il tempo impiegato, e quindi il costo economico, per l’espletamento dei compiti burocratici. Semplificare l’azione amministrativa vuol dire anche tagliare passaggi procedurali, controlli, adempimenti inutili, etc., vuol dire eliminare tutto quello che e’ superfluo o addirittura dannoso per un buon funzionamento dell’amministrazione.
Il nostro governo ha due ministeri che si interessano all’argomento, il primo e’ quello della Semplificazione Normativa con a capo Roberto Calderoli, il secondo e’ quello della Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, con il ministro Renato Brunetta. Le sovrapposizioni di competenze dei due ministeri sono evidenti e cio’ in barba proprio al concetto di semplificazione amministrativa. Insomma, serviva trovare due poltrone. Le Regioni, le Province e i Comuni sono disseminate di assessori e di commissioni alla Semplificazione Amministrativa che producono poco o niente. Fumo negli occhi. Il cittadino si arrangia come puo’. Caso esemplare sono le normative urbanistiche che hanno indotto al piu’ vasto abusivismo edilizio della nostra storia che, di volta in volta, viene sanato con ulteriori complicazioni. Colpa, in primis, dei Sindaci che non governano il loro territorio e, in successione, di assessori regionali e ministri che ce la mettono tutta per complicare la vita ai cittadini. Si riuscira’ nell’intento di semplificare? Abbiamo poche speranze: a chi governa e alla burocrazia non interessa, anzi, potrebbe essere controproducente all’esercizio del potere vessatorio sui cittadini.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc*
*Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
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