"La scelta del presidente della Repubblica non può appartenere solo ad una maggioranza protempore e non può essere affidata a giochi parlamentari effimeri o contingenti", "il rischio vero è l’alterazione della platea degli elettori del capo dello Stato in presenza di un Senato di cento persone, scelte con queste modalità. Rischiamo di affidare la scelta alla maggioranza protempore che esce dalla Camera dei deputati. E’ una questione seria, che non va risolta con il decalogo delle buone intenzioni, ma con una iniziativa riformista seria". Lo afferma il leader Udc Pierferdinando Casini, in una intervista al Corriere della Sera, nella quale fa la sua proposta: "Integrare la platea dei grandi elettori con gli italiani eletti al Parlamento europeo. Secondo, stabilire un quorum vincolante nelle prime sei votazioni. Si comincia con i due terzi e, se nelle prime tre votazioni non si raggiunge quella soglia, si passa ai tre quinti nelle successive tre. Se il quorum ancora non c’è, si prevede l’elezione diretta da parte dei cittadini tra i primi due candidati più votati dal Parlamento”.
“Sia chiaro – prosegue – che questa non è l’elezione diretta del presidente della Repubblica, ma la garanzia legislativa che il capo dello Stato viene scelto con il criterio di terzietà. In mancanza di un largo consenso del Parlamento, supplisce il corpo elettorale" e "c’è un precedente che mi riservo di formulare in Aula. La stessa riflessione fu avanzata alla Costituente da Egidio Tosato, autorevolissima espressione della cultura democratica cristiana e fu ripresa da una proposta di legge costituzionale di Antonio Maccanico nel 1999".
L’immunità? "Non è un privilegio, ma una garanzia di equilibrio tra diversi poteri dello Stato.
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