"Se le riforme le vogliamo fare davvero (come Berlusconi fece nel 2005), e non vendere fumo agli Italiani, c’è bisogno di mettere da parte la doppiezza, smetterla con vizi privati e pubbliche virtù, e sottoscrivere un patto vero in cui, tra avversari, ci si riconosce come attori di pari dignità nel riscrivere una parte importante della nostra Carta". Così Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, in un intervento su "Il Foglio".
E aggiunge: "Minimizzare quanto accaduto in Commissione Affari costituzionali del Senato non è furbizia politica: è incosciente autolesionismo. Così Renzi va a sbattere e l’Italia con lui". "La verità, a voler essere generosi, è che dalla Commissione non è uscito nulla, o meglio tutto e il suo contrario; Renzi sulle riforme, senza Forza Italia, non va da nessuna parte e, nel merito, il quadro riformatore che viene fuori da questi goffi tentativi è, come ha ricordato il presidente Berlusconi sul ‘Corriere della Sera’, con linguaggio più elegante del mio, una mappazza indigeribile".
"Non ci porta da nessuna parte questo riformismo random, erratico, ‘a trazione periferica’, privo di una strategia di insieme e che, come ha ricordato persino Scalfari, trascura di considerare il dosaggio di pesi e contrappesi che solo una riforma complessiva della parte II, magari con una Costituente, potrebbe realizzare". "E passiamo all’altra nota dolente: l’Italicum. Come può una forza politica che vuole dirsi ‘riformatrice’ affrontare il tema della legge elettorale in questo modo? Con un sistema elettorale vigente incostituzionale, e una proposta di legge approvata da un ramo del Parlamento ma insabbiata al Senato, ostaggio di un fuoco incrociato tra piccoli partiti e correnti del Partito democratico che compongono la pasticciata maggioranza di governo?".
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