“L’annunciato disegno di legge dei 5Stelle sulla riforma del voto all’estero, a firma del Presidente della commissione esteri, Vito Petrocelli, è stato depositato al Senato. E’ possibile quindi delineare una base di confronto con la nostra proposta presentata ormai da un anno nei due rami del Parlamento”. Lo dichiarano in una nota i parlamentari del Pd eletti all’estero, Laura Garavini, Francesco Giacobbe, Nicola Carè, Francesca La Marca, Angela Schirò, Massimo Ungaro.
“Prima di fare osservazioni di merito, ne facciamo una di metodo. Tutta la partita dei diritti elettorali degli italiani all’estero, nonché l’istituzione degli organismi di rappresentanza, è stata sempre affrontata con spirito unitario e di collaborazione, che ha consentito di raggiungere risultati concreti pur in presenza di posizioni contrarie e di ostacoli non lievi. Nonostante la discutibile premessa del cosiddetto Accordo di governo, che parla del voto all’estero in termini prevalentemente scandalistici, vogliamo credere che anche questa volta l’approccio non sia diverso, per non correre il rischio che colpi di mano a maggioranza intacchino irrimediabilmente un insieme di prerogative consolidato. Sulle questioni di merito, oltre a diverse consonanze, troviamo due punti di netto distacco: l’inversione dell’opzione (chi vuole votare all’estero si deve prenotare) e l’ineleggibilità dei componenti dei COMITES e del CGIE”.
“Nessuno ci deve dire quali effetti di maggiore sicurezza e risparmio determinerebbe l’introduzione dell’opzione inversa, ma nessuno può far finta di non capire che la drastica caduta della partecipazione (le ultime elezioni dei COMITES insegnano!) che tale soluzione comporterebbe, nel clima con il quale oggi si guarda al voto all’estero, rischierebbe di essere il prologo di una possibile cancellazione dell’intero sistema definito con la riforma costituzionale e con la legge 459. Insomma, un salto nel buio”.
“Lasciando da parte toni polemici e propagandistici, diciamo una sola cosa. Prima di precipitare in decisioni che rischierebbero di avere un impatto sostanzialmente devastante, apriamo un piano di dialogo e di confronto, facendo uno sforzo sincero per arrivare a una soluzione largamente condivisa e, per ciò stesso, solida e difendibile. Non è in gioco – concludono i dem – il prestigio di partito e di gruppi parlamentari, ma una parte sostanziale dei diritti di cittadinanza degli italiani all’estero”.