Anna Maria Tarantola, presidente della Rai, lancia un messaggio: per la riforma della televisione pubblica italiana la parola d’ordine deve essere chiarezza. La mission deve contenere una definizione chiara, appunto: "Non serve un elenco di compiti, ma la chiara, semplice e incisiva indicazione degli obiettivi fondanti del servizio pubblico. Per la Bbc, per esempio, è una sola frase: ‘Arricchire la vita delle persone con programmi e servizi che informino, educhino e divertano’. Il tutto con il pubblico al centro" .
Per dare competitività alla Rai oltre alla mission "è opportuno riformulare in modo unitario governance e sistemi di finanziamento, perché sono pezzi di un unicum: sarebbe auspicabile che tali temi vengano inquadrati in un disegno organico e unitario".
Un altro grosso vulnus dell’attuale testo della riforma, secondo la Tarantola, riguarda "conflitti di interesse e incompatibilità, sui quali nulla viene detto". Per il presidente "è essenziale, per garantire l’indipendenza editoriale e gestionale, che i consiglieri designati siano scelti con una procedura trasparente e in base a criteri che favoriscano la scelta di coloro che godono di un elevato standing, competenza e indipendenza. Il ddl inoltre non disciplina la composizione del board che dovrebbe essere differenziata in termini di competenze, età e genere. La presenza di persone con caratteristiche diverse accresce l’efficienza degli organi aziendali, perché assicura dialettica e scelte meditate".
Il nuovo Consiglio di Amministrazione sarà composto non più da 9 ma da 7 componenti, "sarà numericamente più snello e può potenzialmente rendere più fluidi i processi e ridurre i costi". Ma c’è anche il nodo del canone. "Dobbiamo toglierci dalla mente l’idea che il pagamento del canone debba essere legato al possesso della tv, perché ormai i programmi si vedono su tutti i device. Quello che va cambiato è il sistema di enforcement, perché noi non abbiamo nessuno".
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