Tra pochi giorni saremo chiamati a votare in occasione del Referendum sulla Riforma Costituzionale. Si tratta di un passaggio importante, che rappresenta la conclusione di un percorso che ha avuto una sua prima lunga fase nei lavori portati avanti in Parlamento durante due anni e conclusi con l’approvazione da parte di entrambe le Camere con la maggioranza assoluta dei componenti.
Il testo approvato dal Parlamento Italiano viene ora presentato ai cittadini per riceverne l’approvazione attraverso lo strumento del Referendum, che rappresenta uno strumento fondamentale di esercizio della sovranità popolare. Determinante per il risultato sarà l’attiva partecipazione dei nostri connazionali all’estero. Perchè, purtroppo nel dibattito nazionale interno, dai toni talvolta anche molto accesi, si tende a personalizzare la Riforma come se appartenesse al Premier, con l’inevitabile risultato di farne lo sfogatoio del malcontento o del plauso sulla persona e sul Governo. Per questo assistiamo ad uno scenario in cui forze politiche come Forza Italia, che in Parlamento non solo hanno votato la Riforma ma ne hanno anche condizionato il contenuto, oggi si schierano come paladini a difesa del No.
Questo atteggiamento, di cui è molto facile rintracciare gli elementi soprattutto nelle file della propaganda del No influenzata da visioni conservatrici e populiste, impedisce un serio confronto sul merito della proposta del nuovo impianto Costituzionale, che in realtà porta con sé una enorme chance per il nostro Paese.
Il cuore della proposta risiede nel superamento del bicameralismo perfetto, con l’introduzione di un bicameralismo differenziato: in breve il Parlamento continuerà ad articolarsi in Camera e Senato, ma cambieranno la rispettiva composizione e le funzioni, facendone due organi sostanzialmente differenti anche per competenze, come accade in molti altri paesi, Stati Uniti compresi.
Se si pensa che tentativi di riforma in questo senso sono stati avanzati fin dalla fine degli anni ’70 (nel corso della IX legislatura, oggi siamo nella XVII) risalta immediatamente all’occhio come il nostro Paese, dopo i primi trent’anni di vita della Costituzione, abbia passato i successivi quarant’anni a cercare di rinnovarla nella direzione di un superamento del bicameralismo perfetto, senza però riuscirci mai.
Questo dato, certamente non sufficiente a motivare un voto favorevole, è però indicativo di quanto importante e atteso sia oggi il passaggio referendario: dopo quarant’anni di tentativi siamo riusciti a definire un testo, a fargli fare tutto l’iter parlamentare e a portarlo ai cittadini per una valutazione popolare.
Il testo formula una straordinaria proposta consentendo di superare l’attuale sistema, che ha mostrato tutte le sue criticità con un’azione legislativa – fondamento di qualsiasi slancio propulsivo del Paese – costantemente bloccata sotto la spada di Damocle della “seconda lettura” (per non parlare della terza e della quarta) attualmente necessaria per l’approvazione di una qualsiasi legge.
Il risultato di una tale farraginosità, che sicuramente ha il beneficio innegabile di consentire una rivalutazione attenta (e molto più che attenta!)delle questioni, è quello di obbligare il Paese a correre a due velocità: una del mercato, dell’economia, dell’impresa e dell’innovazione e una, notevolmente decelerata, della legge e di tutti i meccanismi che essa dovrebbe favorire.
In una tale situazione si capisce bene per quale motivo il nostro Paese si trovi costantemente claudicante rispetto alle sfide che il mercato impone, incapace di realizzare una crescita e uno sviluppo stabile. Chi ha dimestichezza con i meccanismi parlamentari e chi proviene dal mondo dell’impresa sa bene quanto realistica sia questa immagine.
Di tutto questo vorremo poter fare a meno ed è per questo che la Riforma Costituzionale si rivela una occasione tanto utile quanto necessaria per il Paese. E penso che in questo senso si capisca anche come la vera sfida sia tra un conservatorismo che punta a mantenere l’insoddisfacente status quo e tutto ciò che ne consegue in termini di prebende e rendite di posizione, e un riformismo che vuole dare al Paese la possibilità di rilanciarsi.
Il vero confronto non è più tra destra e sinistra, ma tra populismo e serietà. E proprio voi negli Stati Uniti in questa tornata elettorale per la Presidenza avete dei casi emblematici di questo confronto.
Ritornando all’Italia, non voglio dire che tutti le ragioni del no siano sbagliate, ma è inevitabile che a trarre beneficio da una vittoria del No saranno coloro che populisticamente creano il loro consenso sullo sfascio e non hanno alcun interesse alla crescita e al risollevarsi del paese.
Ed ancora, una vittoria del No porterebbe porterebbe con sé un messaggio deleterio che in Italia non è possibile alcun cambiamento, alcun rinnovamento, alcuna riforma. È evidente quanto le ripercussioni di un simile messaggio si farebbero sentire non solo sul piano interno, ma con forza anche maggiore verso l’esterno, creando un enorme danno alla credibilità internazionale dell’Italia. Fallita questa riforma, sarebbe impensabile progettarne subito un’altra: troppo forte sarebbe il contraccolpo negativo per il nostro Paese.
Per quanto mi riguarda, da eletto all’estero, sarebbe comodo da parte mia un atteggiamento di mera conservazione. Ma in realtà non credo sia questo il punto al quale occorra guardare. Al di là del fatto che sono sempre stato un convinto sostenitore della necessità di superare il bicameralismo perfetto e rimango coerente con questa visione, ciò che deve muovere tutti noi nella scelta di votare Si è l’interesse dell’Italia.
Dobbiamo questa volta saperci mettere in discussione. Io ritengo che questa riforma costituzionale, che non sarà certamente perfetta, è allo stato prioritaria per il bene del Paese. Prioritaria perchè rappresenta un segnale di cambiamento, di uscita dalla palude dell’immobilismo che ormai da anni ci caratterizza, e soprattutto di assunzione di responsabilità nelle scelte di governo del paese. Da questa riforma non potranno che discendere innumerevoli vantaggi in termini di possibilità di crescita e rilancio che conseguentemente si tradurranno nel bene di tutti i cittadini. Non perdiamo questa occasione. Votiamo Sì!
*senatore eletto nella ripartizione estera Europa
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