Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero esprime forte preoccupazione in merito alla proposta del Governo di tagliare le agevolazioni fiscali per chi torna in Italia dopo aver lavorato e conseguito titoli di studio all’estero.
“Una scelta che rappresenta un passo indietro e mette in discussione gli interventi normativi adottati negli anni precedenti, che andavano nella direzione di contribuire alla crescita del Paese favorendo la circolarità e il rientro dei talenti italiani in fuga e dei connazionali che avevano svolto esperienze di lavoro e di studio all’estero”, denuncia il Segretario generale del CGIE, Michele Schiavone.
La misura è contenuta nell’allegato alla manovra finanziaria del decreto sulla fiscalità internazionale approvato dal Consiglio dei Ministri il 16 ottobre.
Se dovesse superare il vaglio parlamentare, getterebbe un’ombra di incertezza riguardo al futuro di tanti italiani che sono già tornati o che stanno programmando il loro rientro proprio in virtù delle agevolazioni fiscali previste dal decreto Impatriati del 2015 e dal decreto Crescita del 2019, che aveva portato l’esenzione Irpef al 70 percento per i lavoratori e al 90 percento per docenti e ricercatori che abbiano operato per almeno due anni presso centri di ricerca o università straniere.
Un’agevolazione valida di norma per 4 anni, che possono salire però fino a 13 in caso di figli minorenni o se si acquista un’abitazione in Italia. Per i pensionati, la pensione di fonte estera gode poi di imposta sostitutiva del 7 percento.
La nuova norma prevederebbe una riduzione della percentuale di detassazione, trasformandola in un abbattimento dell’imponibile fiscale del 50 percento su un reddito non superiore a 600 mila euro, introdurrebbe poi requisiti più stringenti per accedere all’agevolazione, quali un periodo più lungo di residenza fiscale all’estero del contribuente (tre anni), nonché di permanenza in Italia dopo il rientro (cinque anni). Sarebbe inoltre eliminata la tassazione al 10 per cento del proprio reddito imponibile per chi decide di trasferire la residenza in una regione del Sud.
“Il CGIE chiede al Governo di ritirare questa misura – spiega Schiavone – o in alternativa di procrastinarne l’entrata in vigore per non vanificare dall’oggi al domani il progetto di vita di coloro che avevano programmato di tornare in Italia e non creare difficoltà a quanti sono già rientrati proprio in virtù delle agevolazioni introdotte in passato”.
Il mondo dei ricercatori italiani all’estero si sta mobilitando e ha chiesto a gran voce il supporto del CGIE affinché eserciti pressione sul Governo e sul legislatore per riconsiderare la misura e trovare soluzioni che possano promuovere il ritorno dei cittadini italiani dall’estero senza disincentivarli economicamente.
Hanno già chiesto al Governo di ripensare la proposta anche i Parlamentari del Pd eletti nella Circoscrizione Estero: i senatori Andrea Crisanti e Francesco Giacobbe e l’onorevole Toni Ricciardi.
La questione è stata inoltre oggetto di un’interrogazione parlamentare al ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti da parte del deputato della Lega eletto all’estero Simone Billi.
Il CGIE sollecita tutti i 12 Parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero a promuovere un’iniziativa trasversale comune, coinvolgendo i propri gruppi parlamentari di riferimento, finalizzata al mantenimento dello status quo legislativo fiscale sia per i ricercatori e gli accademici, sia per i connazionali che decidono di rientrare in Italia per contribuire al progresso e alla crescita economica del Paese.