A sinistra, dalle parti del Pd, si stracciano le vesti perché questo governo propone la riduzione del numero dei parlamentari, compresi naturalmente quelli all’estero. Ma sono gli stessi che si battevano a favore del referendum costituzionale di Renzi che proponeva di abolire il Senato e dunque i sei senatori eletti oltre confine. E allora? Due pesi e due misure, come al solito.
Se la riduzione dei parlamentari italo-stranieri la propone un governo Pd va bene e va anzi sostenuta, se la stessa proposta arriva da un governo di segno opposto è un’idea folle e sbagliata da contrastare con tutte le forze.
Ma gli italiani all’estero non hanno dimenticato il disastro provocato negli anni scorsi dai governi precedenti, compreso quello Renzi, di certo il peggior governo per gli italiani nel mondo. Peggiore persino di quello Berlusconi, che è tutto dire.
No, noi non ci stiamo ad assistere in silenzio a questa strumentalizzazione. Proprio noi che abbiamo portato avanti una grande battaglia a favore del referendum. I lettori più affezionati di ItaliaChiamaItalia se lo ricorderanno molto bene. Le riforme vanno portate avanti, la riduzione del numero dei parlamentari è sacrosanta e gli eletti all’estero sono parlamentari come tutti gli altri. Qui non è un discorso di poltrone (e poltronari) ma di coerenza.
Che poi non è mica la quantità di eletti all’estero nel Palazzo a fare la differenza per noi italiani nel mondo, come abbiamo visto in questi anni, quanto la loro qualità. Ne basterebbero pochi ma buoni per portare a casa risultati concreti. Ne abbiamo 18 in Parlamento dal 2006, che sono invero un discreto numero, e i risultati quali sono stati? ZERO. Le cose iniziano a cambiare in meglio solo ora che al governo c’è uno degli eletti oltre confine, ovvero un medico dietro al bancone della farmacia, come ci piace dire. Ma fino a quando?
E allora sì, meglio pochi ma buoni. Certo, poi sta agli elettori informarsi a modo e scegliere i migliori. Ma questa è un’altra storia.