Maria Teresa Giglio, madre di Tiziana Cantone, la giovane campana morta suicida dopo che un suo video intimo era diventato virale online, riguardo l’approvazione dell’emendamento sul revenge porn, parlando a Radio Cusano Campus ha detto: “Questo emendamento rappresenta un primo spiraglio di luce, finalmente viene fatto qualcosa di concreto. E’ una battaglia che porto avanti da parecchio tempo, da quando questo destino crudele mi ha portato via mia figlia che era il bene più prezioso che la vita mi avesse donato”.
“Ad oggi per la morte di Tiziana Cantone non ci sono colpevoli, c’è soltanto un processo a carico del suo ex compagno, ma neanche lo voglio definire così, diciamo a carico di questa persona, che ha tre capi d’imputazione, tra cui accesso abusivo di dati perché lui aveva tutte le password di mia figlia ed è stato lui a gestire il tutto, non si è trattato di una scelta consapevole. Per mia figlia non si è trattato di un gioco, dato che si è tolta la vita. E’ stato un gioco indotto da lui, mia figlia era un po’ soggiogata da lui”.
“Con questa legge sarebbe cambiato qualcosa? E’ una legge necessaria e che ho voluto fortemente, ma comunque i reati a danno di mia figlia erano già reati, come la diffamazione, le violazioni della privacy. Si era creata addirittura una sorta di merchandising molto forte, anche gadget venduti in tutta Italia su E-Bay. E’ come se dietro ci fosse stato da sempre un regista ad organizzare il tutto. Sono dispiaciuta del fatto che non si è andati a fondo, alla sorgente, per scoprire chi avesse divulgato questo video sul web senza autorizzazione di mia figlia. Io ho perso la mia unica figlia, si doveva fare di più perché mia figlia aveva presentato ben tre denunce prima di togliersi la vita”.
“Si parla tanto di libertà in tutti i campi, bisogna rispettare la libertà di ognuno di noi. Perché uno si dovrebbe privare di certe cose perché sappiamo che non siamo tutelati? Quando per esempio ci facciamo una foto o un video su uno smartphone dobbiamo avere paura che queste immagini vengano pubblicate e diffuse sul web? Dovremmo essere tutelati”.