Luigi Maria Vignali è da poco alla guida della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale. La sua ricetta, in un mondo che ha visto cambiare nel tempo l’emigrazione italiana? Puntare sulla digitalizzazione dei servizi consolari e rafforzare la presenza sul territorio, per intercettare le richieste della nuova Italia che vive fuori dall’Italia.
Dunque è necessario “migliorare i servizi degli italiani all’estero anche attraverso un forte impulso alla digitalizzazione. Dobbiamo dare ai nuovi emigrati dei servizi a distanza in grado di completare un percorso iniziato qualche tempo fa e che adesso va portato a ulteriore compimento: cioè la possibilità di dialogare anche senza recarsi fisicamente in consolato”, sottolinea Vignali sull’agenzia 9Colonne, senza però chiudere le porte dei servizi consolari a chi “vuole mantenere un collegamento fisico e diretto”.
Un altro grande obiettivo è quello di “rafforzare la presenza italiana sul territorio“, ha continuato il Direttore della DGIEPM spiegando che all’estero “c’è tutta una realtà che va valorizzata, anche per poter cogliere quegli elementi di valore aggiunto che le nostre collettività possono dare”.
Le richieste e le esigenze della nuova emigrazione “sono estremamente diverse da quelle dell’emigrazione di terza o quarta generazione con cui siamo abituati a confrontarci all’estero – ha continuato Vignali -. Quel tipo di italiano chiedeva servizi di collegamento con la madre patria, voleva studiare italiano, essere legato alla cultura italiana, chiedeva servizi che in qualche modo mantenessero questo legame anche da un punto di vista amministrativo e civilistico”. I nuovi emigrati, invece, vogliono altro, “vogliono corsi di lingua locale, vogliono capire il contesto nel quale si trovano, vogliono essere introdotti nel mondo del lavoro locale ed essere affiancati per i primi servizi”.
Su questo punto “abbiamo già cercato di intercettare la domanda di nuovi servizi lanciando dei portali e delle modalità di incontro”, ha sottolineato Vignali ricordando i progetti Primo approdo a Londra, Primi passi a Berlino.
Vignali ha voluto evidenziare l’importanza della rappresentanza italiana all’estero: Comites e Cgie “svolgono un ruolo estremamente importante e mi piacerebbe che fossero più conosciute da tutte le realtà, all’estero e nazionali, vorrei che potessero espletare appieno la loro funzione che è quella di rappresentanza delle nostre collettività, di collegamento con le realtà istituzionali, di ascolto dei bisogni della collettività”. Ma non solo: “Tra le loro funzioni c’è quella di fare nuove proposte” ha spiegato Vignali.
Poter “contare sul loro ruolo” è importante, ma “in alcune situazioni si è persa un po’ di rappresentatività” e quindi a Comites e Cgie il compito di “trovare il modo di farsi conoscere e apprezzare. In alcuni casi ci sarà bisogno di un ricambio generazionale, ma più che altro è un problema di intercettare i nuovi bisogni”. Le parole chiave sono “ascolto, collaborazione con le istituzioni e proposte per innovare”.
Discussione su questo articolo