Quando depone le uova, la tartaruga Tinglar entra in una specie di trance, uno stato di concentrazione psichica molto simile allo stordimento, dovuto alla delicata secrezione ormonale del momento. L’intero processo dura due ore ed è uno spettacolo naturale con pochi paragoni, che prelude a una tragedia annunciata: perché di mille nati ne sopravvivranno soltanto quattro o cinque.
La tragedia comincia con una competizione feroce e disperata: fuori dal guscio i piccoli devono raggiungere l’acqua prima che falchi uccelli marini e altre insidie li acchiappino e se li mangino. Neonati indifesi contro predatori assatanati e affamati. Uomo compreso, anzi soprattutto.
La corsa verso il mare di questi piccoletti appena schiusi e in affannosa ansia di sopravvivenza è un’emozione che ti attanaglia le viscere, ti rivolta come un calzino e fa di te una persona nuova e in qualche modo diversa.
Siamo a Miches, costa Nord della Repubblica Dominicana, il mare è l’oceano Atlantico e la zona è la nuova area turistica di Playa Esmeralda, che con Playa Lavacama è tra le mete preferite per la deposizione delle uova, perché ancora incontaminate e in via di sviluppo. Uno sviluppo, assicurano gli addetti ai lavori, che sarà quasi certamente ecosostenibile (il “quasi” è mio, d’obbligo, per ovvie ragioni di prudenza).
Protagonista incontrastata del nuovo sviluppo ecosostenibile, la tartaruga Tinglar. Che con la sua storia romantica e le sue gesta millenarie rappresenta un’attrazione senza confronti, forse simile soltanto a quella delle Galapagos. Dove nessuno può camminare fuori del piccolo sentiero tracciato, dove non si può costruire, dove la visione è sempre stata lungimirante: numero chiuso di visitatori annui (circa 80 mila) e tassa d’ingresso sostanziosa.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una fama mondiale come santuario della natura, una lunga lista d’attesa, l’interesse del mondo ecologico culturale scientifico. La speranza è che la tortuga Tinglar porti fortuna, nel modo giusto, anche a Miches.
Siamo qui, aspettando la schiusa nel buio pesto della playa, e manca poco all’alba. Nel frattempo, la conosciamo meglio e ve la raccontiamo.
Circa due mesi fa ha deposto le sue uova nella sabbia, le ha nascoste per benino e se n’è andata. I suoi piccoli non li vedrà mai. Ora le uova sono a maturazione e stanno per schiudersi. L’evento si verifica tutti gli anni da maggio a settembre, e dal 2021 è stato messo sotto protezione dal gruppo “Iniciativa de Monitoreo y Protecion de Tortugas Marinas” di Promiches in collaborazione con Medio Ambiente e il Ministero delle Risorse Naturali. Un piccolo riflettore sul Nord dell’isola, rimasto sempre un po’ in sordina.
Capitano della squadra di soccorritori, il direttore di Promiches Gustavo Roman, affiancato da cooperatori locali e internazionali. Che hanno cominciato allestendo una serie di nidi, controllati, assistiti e monitorati giorno e notte. Si spera soltanto che prevalga il buon senso e che vengano lasciati da parte i soliti interessi privati, il cui impatto è quasi sempre disastroso per l’ambiente.
E’ già successo con Punta Cana, col Macao, con Bavaro e ora anche con Pedernales, dove la speculazione ignorante e selvaggia (non solo edilizia) è entrata voracemente e a gamba tesa in territori vergini e ha prodotto rovina disboscamenti sterminio di piccoli pueblos etnici, portando cemento desertificazione e denaro (anche nelle tasche che hanno dato le autorizzazioni).
In Bavaro il colpo di grazia lo stanno dando gli spagnoli di Palma de Mallorca, con una dozzina di ecomostri in stile Miami, uno stile squallido e volgare che ricorda gli ospedali poveri. Si promuove come sciccheria d’avanguardia e si vende a peso d’oro ai creduloni col dinero. Sarebbe bello se una piccola città come Miches desse lezione di civiltà ai colossi del turismo.
Tornando alla tartaruga: tinglar significa liuto, e il perché’ del riferimento musicale non è molto chiaro. Ad ogni modo è la specie più grande del mondo, di una bellezza travolgente, può raggiungere i due metri e mezzo, arriva a pesare una tonnellata e dispone di alette laterali speciali che le consentono di raggiungere enormi profondità marine. Per muoversi possiede una sorta di “bussola” interna che dicono funzioni grazie ai campi magnetici della Terra.
Il suo nemico numero uno è l’uomo: ruba le uova (pare siano afrodisiache), ne commercia la carne, fa largo uso delle reti da pesca in cui lei rimane inesorabilmente impigliata. Poi i trattori per pulire le spiagge, veri elefanti nella cristalleria, fanno il resto.
Il secondo nemico è la plastica: lei la confonde con le meduse, la mangia e muore soffocata. Altre minacce importanti, la degradazione dell’habitat, il disturbo antropico e i cambiamenti climatici.
La Repubblica Dominicana rappresenta per ragioni tutte sue (della tartaruga) una delle aree riproduttive preferite. Oltre a Miches, le altre spiagge sono l’isola Saona, Azua, Salinas, Bahia de las Aguilas, la baia di Samanà.
La fecondazione avviene in mare, e in una stagione una femmina può deporre le uova almeno otto volte; ogni nido può contenere da ottanta a cento uova con una incubazione di circa 60 giorni.
La tartaruga gioca un ruolo fondamentale per l’ambiente; garantisce la salute del sistema costiero, protegge diverse specie marine e si ciba di altre per lo più predatorie, contribuendo all’equilibrio naturale. Grazie a pochi appassionati ecologisti sparsi per il mondo, squattrinati ed entusiasti, in qualche località (poche) ultimamente è passata da specie “in via di estinzione” a specie “protetta”. Il che significa che deve sempre tenere l’ombrello aperto, ma che piove un po’ meno.
Adesso però zitti tutti: la schiusa è terminata e comincia la corsa disperata. Secondo i ritmi naturali sarebbe la strage. Invece, il programma di protezione prevede la liberazione controllata: trattenere al riparo i neonati per il tempo sufficiente al recupero di un po’ di forza, liberarli delicatamente, orientarli con cautela seguendoli alla giusta distanza per intervenire in caso di necessità, fino a quando arrivano al mare.
Oggi dunque si salveranno tutti. O quasi.