Fine del toque de queda. Lo ha formalizzato ieri il governo di Luis Abinader con il decreto 622-21, che pone fine allo stato di emergenza a partire dalle 5 del mattino di lunedì 11 ottobre 2021.
Con un po’ di sano umorismo, “toque de queda” si potrebbe tradurre più o meno come “avviso di stare a cuccia”, ed è stato il tormentone che ha afflitto pesantemente i dominicani, nativi e non, per quasi due anni.
Un paese caraibico abituato al chiasso, alla musica, al baile, alla risata e all’ammucchiata playera dove si scherza si nuota si mangia e si beve, dove si lavora duro ma a passo di merengue e le notti sono sempre rallegrate da birra musica amici ragazze. Una vita da poveri ma belli.
Poi all’improvviso, in deroga alla regola consolidata da sempre e in nome di qualcosa venuto da lontano, una dichiarazione di emergenza con conseguente ordinanza e da un momento all’altro un imput senza se e senza ma: alle cinque della sera tutti a casa. Come dire, dalle stelle alle stalle.
Difficile da capire per un popolo non proprio completamente emancipato, fatalista, spensierato per natura. Soprattutto con alcune delle più belle spiagge del mondo appena oltre la soglia di casa.
Ma i dominicani sono stati bravi e ce l’hanno fatta (beh, un aiutino al buon senso lo ha dato la polizia). E finalmente tutto torna come prima. O quasi.
Per la cronaca, sono stati ben otto i toque de queda. Ciascuno di circa 45 giorni. Si sono succeduti con varie modalità e orari diversi a seconda della necessità contingente, sempre con aggravio di restrizioni durante i fine settimana, cioè i momenti più pericolosi per la diffusione del contagio.
Il primo toque risale al 19 marzo 2020, quando ancora al governo c’era Danilo Medina. Poi, di estensione in estensione, nuovo governo e nuovo presidente Luis Abinader, siamo arrivati al 6 ottobre 2021.
Qualche numero che giustifica il provvedimento di ieri, preso dal Bollettino 570 del Ministero della Salute: 495 nuovi casi, in calo, zero decessi notificati durante le ultime 24 ore, zero decessi nel corso della giornata di ieri, tasso di letalità 1,11 per cento. Tranquillizzante.
Buona parte del merito va ovviamente al piano nazionale di vaccinazioni “Vacunate RD“, ben organizzato e che ha funzionato in modo impeccabile. Ricordiamo che alla data odierna nel Paese rimangono a disposizione 12.014.512 dosi di vaccino che arriverà a mettere in sicurezza il cento per cento della popolazione.
I dati aggiornati parlano di 6.098.359 persone vaccinate con le due dosi previste (quasi l’ottanta per cento) e quasi un milione di persone già inoculate con la terza dose. Sono state comunque annunciate misure alternative di sicurezza in conformità con l’OMS e con il piano nazionale delle vaccinazioni.