Bavaro (Punta Cana) – Cronaca di una giornata di vaccinazioni nella Repubblica Dominicana. Clinica privata convenzionata, dove di solito si paga.
Ore 10 del mattino. Al Centro Medico Punta Cana (gruppo Rescue, fiore all’occhiello del Paese) arrivano i primi vaccinandi. Tutti pazienti del governo non paganti, over settanta: indigeni e stranieri residenti, turisti, di colore e bianchi. Li accoglie una morena carina, coda di cavallo, fresca divisa bianca e nera.
Il vaccino è quello cinese, virus inattivato, pochi effetti collaterali. “Il meglio” dicono i medici di qui “quello inglese non l’ha voluto neanche la regina”.
Sala d’aspetto improvvisata per ampliare la capienza, il bar della clinica, lindo e gradevole, con sedie distanziate. C’e’ una vecchietta filiforme di colore indio con doppia mascherina (di tela e di plexiglass). La morenita la guida premurosa verso una sedia ben distanziata. “Venga doñita (piccola signora) tome asiento”.
Si rivolge agli altri. Tranquilli, dice, non li sta dimenticando, tra un momento verra’ a prenderli uno per uno e li condurra’ in ambulatorio. Intanto per favore possono riempire il formulario informativo, ecco le biro. Scodella una trentina di penne a sfera e le distribuisce. Tutti comodi, tranquilli a scrivere.
Torna la morenita sorridente, acchiappa con garbo il primo della lista, e lo accompagna. Punturina, cerotto, certificato (nome del vaccino, data, giorno del richiamo senza altre formalità). Finito. “Vaya con Dios, cuidense mucho”.
Stesso scenario all’International Medical Group e in tutti i piccoli e grandi centri convenzionati. Da far impallidire la nostra cara vecchia Europa, altezzosa e imbranata, dove anche i ricchi piangono.
Intanto qualcuno butta li’ che se davvero arriverà il passaporto-vaccinazione non è scontato che accettino come validi tutti i vaccini. Nessuno ha capito a fondo il virus e le sue implicazioni, ma a quanto pare tutti hanno capito perfettamente come tirare l’acqua al proprio mulino. Cara vecchia Europa.