"La battaglia che abbiamo intrapreso in questi mesi non e’ funzionale al piano interno, come sostiene qualcuno. Altri dicono che faccia aumentare i consensi. Non so, non mi fido dei sondaggi, sbagliano quasi sempre. Se avessi ascoltato i sondaggi, non avrei mai accettato la sfida di dare un futuro a questa legislatura, imponendo un percorso di riforme al quale non credeva piu’ nessuno". Lo scrive il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in una lettera al quotidiano La Repubblica.
"Se avessi ascoltato i sondaggi, non avrei mai caricato su di me la sfida delle Europee 2014. Eppure abbiamo vinto, anzi stravinto – aggiunge il premier -. Se avessimo ascoltato i sondaggi, non avremmo mai qualificato la nostra politica sui temi delle migrazioni, a cominciare dalle missioni in Africa, dalla Tunisia al Ghana, dalla Nigeria al Senegal, dal Congo all’Angola. Eppure e’ giusto farlo. Penso che il compito di un politico non sia inseguire i sondaggi. Uno diventa leader se ha la forza di cambiare cio’ che dicono i sondaggi. Se convince i cittadini. L’Italia non fa polemiche in Europa perche’ ha un problema di consenso interno. Voteremo in Italia dopo il referendum inglese, dopo il nuovo governo spagnolo, dopo le elezioni in Francia, Germania, Olanda, Austria. Siamo – puo’ sembrare un paradosso – il Paese con maggiore stabilita’ in Europa. Dunque, non abbiamo problemi in questo senso. Noi abbiamo a cuore l’Europa".
"Pero’ dobbiamo cambiare anche noi italiani. Da un lato ci sono i demagoghi. Quelli che vorrebbero uscire dall’Euro, leghisti e pentastellati – sottolinea Renzi -. Dall’altro quelli che pensano che cio’ che dice Bruxelles e’ sempre e comunque la verita’, a prescindere. E che il nostro compito sia solo obbedire alle decisioni prese altrove. Sbagliano, gli uni e gli altri. Noi italiani dobbiamo avere consapevolezza che l’Europa e’ la nostra radice, il nostro futuro. E che se l’Italia non fa sentire la propria voce, questo e’ un male per tutti. Dunque se qualcuno di noi a Bruxelles chiede piu’ attenzione al sociale, alla crescita, al servizio civile europeo, all’innovazione digitale, alla semplificazione burocratica, non e’ uno sfasciacarrozze isolato". "L’Italia ha avanzato e continuera’ ad avanzare dettagliate proposte sui singoli dossier, su alcuni dei quali stanno, tra l’altro, lavorando in queste ore vari uffici coordinati da Pier Carlo Padoan – spiega ancora il capo del governo -. Ma il punto chiave e’ se, davanti alla crisi di rappresentanza che in numerosi paesi sta mettendo in crisi i partiti tradizionali, l’Europa sara’ o meno in grado di ritrovare la strada della politica. Significa una strategia globale sull’immigrazione, fatta di cooperazione internazionale piu’ che di filo spinato. Significa una visione unitaria del sistema finanziario, specie in questo periodo di grande turbolenza anche di qualche banca tedesca. Significa impostare regole comuni sulla selezione dei candidati alla guida dell’Europa, a cominciare dalle primarie per la presidenza della Commissione".
"Qualche giorno fa ho visitato un luogo simbolo; l’isola di Ventotene. E ho visto con dolore come anni di degrado abbiano ridotto il carcere di Santo Stefano a un rudere. Ma in quel rudere hanno sofferto i padri della patria, i paladini della Resistenza – prosegue Renzi -. Ho visto la cella di Sandro Pertini, i luoghi delle discussioni tra Spinelli, Rossi e Colorni (posso ricordare anche Ursula Hirschman?). Insieme al ministro Franceschini e al presidente Zingaretti abbiamo scelto di rilanciare una grande iniziativa per l’Europa, per formare i suoi giovani, per educarne le future classi dirigenti. Da Ventotene parti’ il sogno europeo. Oggi che sembra destinato a infrangersi sugli scogli dell’egoismo e sulle barriere della paura torniamo all’ideale, torniamo all’orizzonte, alla visione. Il Governo italiano ospitera’ programmi di formazione per questa nuova generazione di leader europei. Perche’ l’unico modo per far vivere la memoria e’ tramandarla. Dalla crescita alle primarie, dalla formazione per i nuovi europei alla direzione della politica economica, dall’Europa sociale alla lotta contro gli egoismi e le paure nazionali, l’Italia c’e’. Ed e’ in prima fila, a fare la sua parte, giorno per giorno. In prima fila senza timidezza, con la forza delle idee; in prima fila per la potenza – me lo permettera’, in questo caso – della nostra identita’ culturale ed economica – conclude il presidente del Consiglio -. In prima fila non per prendere tre voti in piu’ alle elezioni, ma per dare un futuro ai nostri figli. E questo, in fin dei conti, e’ cio’ che vale davvero".
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