L’incredibile politica italiana non cessa di stupirci. Abbiamo avuto un brivido di felicità, domenica notte, quando il nostro premier, super sconfitto, non ha perso tempo e lodevolmente a mezzanotte e un quarto ha annunciato le proprie dimissioni. Felicità! La politica, ho pensato, sta per tornare sulla corretta via. Evviva. Ma, il giorno dopo, abbiamo appreso che le dimissioni di Renzi erano congelate. E mi sono sentito congelato anch’io come, presumo, altri diciotto milioni di italiani al minimo.
C’ERA BISOGNO DI CONGELARE LE DIMISSIONI? Per me, assolutamente no. Perché? 1. Renzi poteva andare avanti tranquillamente, restando in carica per l’ordinaria amministrazione, come tante volte è successo in passato. 2. Intanto, il Presidente della Repubblica, Mattarella, poteva (potrebbe) andare avanti con le consultazioni e le altre procedure previste per formare un nuovo governo o andare alle elezioni, subito. Si risparmierebbe tempo prezioso. E si eviterebbe di dare l’impressione (mi auguro sbagliata) che si stia pasticciando qualcosa di irriferibile, per tenere in vita Renzi e il suo governo.
L’IMPORTANZA DEL WEB Il voto del referendum deriva da una cantonata di Matteo Renzi che ha mal interpretato gli umori della gente. Il paradosso é che proprio l’ex sindaco toscano aveva ben utilizzato il mondo del web – decisivo per vincere e capire – per la sua scalata. Ma per il referendum non ha capito proprio niente, al punto (ho letto) da dichiarare che non credeva di essere tanto odiato. E ora, se davvero pensa di poter resistere e riprendersi, con qualche pasticcio o andando subito alle elezioni, gli basterebbe dare un’occhiata alle mille derisioni che infuriano sui social network. Per starsene buono e schiscio ed evitare il kappaó definitivo.
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