Siamo in piena crisi economica, il Pil diminuisce, i disoccupati aumentano, però abbiamo il "privilegio", se forti di stomaco, di ridere (o piangere?) per le buffonate dei nostri politici. In primis abbiamo Renzi che per le elezioni ha giocato, ottenendo ottimi risultati, la carta degli 80 euro, nonostante i dubbi sulla copertura, ma non riesce a trovare a trovare la soluzione per l’IMU e la TASI; forse alla fine consulterà il tavolo a 3 gambe di prodiana memoria.
C’è Alfano che, forse rintronato completamente dal deludente responso elettorale, è convinto di aver vinto e detta regole: roba da "Le comiche".
C’è D’Alema, che a giorni alterni critica e loda Renzi, c’è la corretta Barbara Spinelli che aveva annunciato al mondo che, se eletta, avrebbe rinunciato al seggio e da perfetta politica si tiene ben stretta la poltrona.
C’è Grillo che non riesce a capacitarsi della tranvata del 25 maggio ed è alla ricerca di qualche motivazione che non abbia a che fare con la nullità del suo programma.
Abbiamo poi due campioni, due degni rappresentanti del politichese italiano, Fini e Di Pietro, che, dopo aver distrutto i propri partiti e avendo giudicato fin troppo deludente il livello dell’attuale politica, ritengono che esso sia alla loro altezza e cercano di rientrarvi.
Qualcuno potrebbe dire, specialmente riferito a Fini, "un po’ di serietà consiglierebbe di tenersi lontano", però, c’è un però: quando mai costui ha dato prova di serietà? Io non mi ricordo di un tale evento, rammento invece che ha sempre "succhiato" la ruota di qualcuno con la speranza di salire in alto, magari con il supporto di qualche tradimento.
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