A quasi cinque mesi dalla storica visita del nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi a Buenos Aires, visita che ha impresso un gigantesco impulso alle relazioni con l’Argentina, penso sia opportuno raccontare i fatti che ne stanno derivando.
Nel saluto di commiato, Macri ha abbracciato l’ospite lungamente, sentitamente; Renzi ha ricambiato con altrettanto fervore e non sarebbe stato possibile fare altrimenti: il gesto rappresentava l’emozione dei rispettivi popoli che, allontanatisi a causa di politiche ventennali sbagliate, vivono ora l’entusiasmo dei fratelli ritrovati.
Come presidente dell’USEI, partito politico con rappresentanza parlamentare, chi scrive ha voluto cogliere l’occasione di quella visita per avere conferme personali sulla figura del nostro Presidente del Consiglio. Volendo prescindere dagli schieramenti politici e dai pregiudizi di sistema, mi sono soffermato ad osservare i suoi comportamenti e ad ascoltare attentamente le sue parole, e ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte ad una figura carismatica capace di attrarre e coinvolgere. Un grande comunicatore, rapidissimo nell’intuire i messaggi, espressi e inespressi, e nel replicare con arguzia.
Durante questa visita, il Presidente Renzi ha potuto avere conferma di come l’Argentina rappresenti oggi, oltre che un formidabile partner commerciale, anche un porto sicuro per attraccare nel più vasto ambito del Mercosur. La nostra storia comune ha ritrovato vigore e concretezza nella volontà reciproca di ampliare e approfondire i rapporti. Ecco quindi che oggi si riparla di nuovo di un trattato tra l’Unione Europea e il Mercosur, progetto che ha ormai più di 20 anni ed era stato lasciato in stand by.
In questi anni, sia come USEI che a livello personale, molto mi sono occupato di Mercosur, che, ne sono convinto, può rappresentare un referente ideale per l’Europa. La memoria del visionario Spinelli, che ha saputo intuire quanto le frontiere siano elemento di freno allo sviluppo, è uno stimolo a costruire rapporti di collaborazione e di scambio reciproco, i soli a garantire sviluppo nell’attuale contesto della globalizzazione.
Il risultato del Brexit in realtà ribadisce questo concetto. E cioè che il fallimento dell’ideale europeo è imputabile ai burocrati di Bruxelles, che hanno lasciato l’opera di integrazione colpevolmente inconclusa e non hanno saputo incidere nelle politiche dei rispettivi Paesi affinché all’unione monetaria seguisse un solido processo di integrazione diffusa. Ed é quindi una visione di orizzonti più vasti che i Presidenti Renzi e Macri hanno saputo interpretare nel loro incontro, ribadendo le enormi possibilità di collaborazione esistenti tra i nostri due Paesi.
Macri ha chiesto il supporto di 4mila nostri ingegneri per poter sviluppare le piccole e medie imprese, in un momento in cui l’Argentina ha forti necessità di creazione ed ammodernamento infrastrutturale. C’é poi da rimodulare la politica di produzione energetica, da ammodernare il sistema ferroviario, da riconvertire le tecniche della produzione agricola che presenta enormi spazi di sviluppo. L’Argentina, come ripeto ormai da anni, è uno dei Paesi più ricchi al mondo; evidentemente anche il premier Renzi lo sa, ed é per questo che ha programmato e realizzato una missione commerciale di alto profilo, con oltre cento imprenditori italiani pronti a sviluppare nuove strategie di collaborazione ed investimento.
In Argentina abitano venti milioni di persone di origine e discendenza italiana. In questo contesto, unico per entrambi i Paesi, mi entusiasma l’opportunità che si riaprano le reciproche frontiere guardando al futuro, ovvero all’innovazione, alle tecnologie industriali, ma anche alla creatività.
Come Presidente dell’Usei, chi scrive ha sempre sostenuto che doveva essere messa in atto un’alleanza strategica di integrazione tra le due Nazioni: non a caso questo concetto é stato inserito da subito tra i punti fondamentali dello statuto costitutivo del partito politico di cui sono fondatore, l’Unione Sudamericana Emigrati Italiani. A questo principio di reciproca collaborazione e sviluppo, con caparbietà ed amore, sempre sono rimasto fedele, e a questo principio credo oggi più che mai.
Per raggiungere questi obiettivi, l’Argentina dovrà prima sviluppare le piccole e medie imprese. Nel contesto attuale più che mai credo che Italia e Argentina debbano assolutamente sposarsi sia per amore che per interesse. L’Argentina deve mutare urgentemente il suo modello di produzione industriale: le lobby, i trust, le grandi imprese, i latifondi devono lasciare spazio alle piccole e medie imprese che, come l’Italia insegna, possono essere asse portante di un generalizzato e complessivo sviluppo industriale.
L’Argentina ha tutte le materie prime in loco, iniziando dalle irrinunciabili risorse idriche: l’acqua sulla terra si va esaurendo e tra circa 50 anni potremmo assistere ad una guerra dell’acqua, non più del petrolio. L’Argentina possiede le risorse per l’agricoltura e l’allevamento tra le più ricche al mondo, ed il mondo avrà bisogno di sempre più cibo per nutrirsi. Bisogna quindi prepararsi ad uno sfruttamento sostenibile di queste risorse, prevedendo il progressivo aumento della loro funzione strategica. Bisognerà quindi produrre di più e farlo in maniera rispettosa delle esigenze dell’ambiente e dell’uomo.
Coscienti delle grandi peculiarità argentine, é necessario creare un centro di produzione per fabbricare generi alimentari che, grazie al valore aggiunto proveniente dal know how italiano, possa portare ad imporre un “Made in Argentina”. L’Italia é il partner giusto per valorizzare queste potenzialità. Anche l’Italia ha grande necessità di svilupparsi, potrei auspicare che si realizzi anche il progetto che riguarda il Porto di Gioia Tauro e che può garantire lavoro all’area sud dell’Italia.
L’Argentina é anche il quarto produttore al mondo di litio, che rappresenta l’elemento fondamentale per la costruzione di batterie elettriche, ovvero una risorsa indispensabile per immagazzinare energia. Ma non é tutto, perché nelle miniere argentine si possono trovare, in differenti quantitativi, tutti i tipi di minerali. L’Italia dispone di uomini e tecnologie capaci di contribuire ad un rapido sviluppo dei sistemi di sfruttamento di tutti questi elementi.
Come non vedere, quindi, uno splendido futuro tra Italia e Argentina, due nazioni che hanno un passato e un futuro in comune. Noi italo argentini siamo pronti a collaborare; si tratta di sedersi e guardarsi negli occhi, si tratta di scriverlo insieme il nostro futuro: italiani ed argentini, fratelli ritrovati.
*presidente USEI – Unione Sudamericana Emigrati Italiani
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