Il confronto tv su La7 si apre all’insegna del reciproco galateo. Ma poi diventa uno scontro tra il premier e Ciriaco De Mita, che dà del tu a Matteo Renzi mentre il presidente del Consiglio chiama l’ex segretario Dc “presidente”. De Mita si appropria in breve dei tempi. E inizia “il ragionamento”. “Io contesto che con te sia venuta la luce”, dice senza troppe cautele a Renzi E ripercorre gli anni della nascita del centrosinistra. “La riforma agraria – ricorda De Mita – fu fatta in due mesi”. Questo perchè, aggiunge, a reggere il governo “non c’era una somma di forze politiche, ma una coalizione”. Renzi replica sostenendo che “nessuno di noi pensa che adesso ‘fiat lux’. Ma di che parliamo, presidente? Il problema è che la volontà di fare le riforme si è scontrata negli anni con tre buchi nell’acqua”, osserva il premier in riferimento ad altrettante bicamerali. “Per quale motivo, dopo aver bloccato per 35 anni il parlamento, volete bloccare anche i prossimi?”.
LO SCONTRO “Sarà anche antiestetico, ma è etico che si riducano i costi della politica…”. Su questa frase di Renzi si accende veramente il confronto. De Mita sottolinea che la riduzione dei costi “bisogna farla, ma non si può scrivere in una norma costituzionale”. Renzi si difende: “Io non ho esperienza parlamentare…”. “E si vede!”, tuona De Mita. Al che il premier elenca: “Tu sei entrato in parlamento nel 1963. Il presidente degli Usa si chiamava John Kennedy. Il tuo G7 l’hai fatto con Reagan e la Thatcher. E ancora oggi devo chiamarti sindaco…”. Massacrato De Mita, che però non si arrende e invita il premier a stare sulla “politica come pensiero”. Ma l’ex sindaco di Firenze non ci sta: “L’idea che sia pensiero la politica tua che cambi partito quando ti levano un seggio…”. L’ex segretario Dc si infiamma: “Questa e’ una volgarita’ che non mi aspettavo, soprattutto da chi in politica le ha inventate tutte. Tu non puoi parlare di moralità in politica. Tu fai una gestione autoritaria”, dice a Renzi. E aggiunge: “Hai fatto un partito dove parli da solo e io che ascolto le tue relazioni in direzione credo che andrebbero pubblicate per vedere la politica a cosa si è ridotta”. Quindi De Mita rivendica: “Io sono nato e muoio Democratico cristiano. Tu non so cosa sei nato”. Un sorta di sconfessione dell’anziano leader nei confronti di Renzi. E il premier: “Io ero un bambino che pensava alla politica”.
Renzi continua a picchiare a modo suo: “La Camera delle autonomie e’ la vostra proposta da 30 anni”, “si discuteva da anni di fare della classe politica dei territori gli elementi di una Camera del Parlamento”. “Non credo al giudizio di De Mita sulla qualita’ estetica della riforma”, ha aggiunto, ricordando che anche “il Pci voleva una Camera delle autonomie”. “E’ la proposta che voi avete avanzato”, ha poi ribadito leggendo una copia del ‘Popolo’ (il quotidiano della Democrazia Cristiana) del 1985 che da’ conto di un intervento in direzione proprio di De Mita. “Io contesto a De Mita l’aspetto legato alla forma della scrittura della Costituzione, che porta molti a dire che ‘e’ un pasticcio’. Non e’ vero, perche’ tutte le carte costituzionali hanno una parte che entra nei particolari, minuziosa. Cosi’ ad esempio la Costituzione tedesca. E’ una rappresentazione superficiale dire che solo da noi c’e’ un meccanismo di scrittura delle leggi”, che intanto è passato dall’uso del ‘lei’ a un più colloquiale ‘tu’.
Insomma, ciascuno con le proprie ragioni, Renzi e De Mita si sono confrontati e scontrati più volte. Il referendum si avvicina. “E chi te l’ha detto che siccome noi non ce l’abbiamo fatta, tu ce la farai?”, domanda Ciriaco De Mita. E Renzi: “Io mi inchino di fronte ai cittadini”.
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