"Entro l’estate" il primo via libera in Senato alla riforma costituzionale e il varo della legge elettorale. La tabella di marcia di Matteo Renzi non cambia. C’e’ da rispettare il mandato a "non rinviare" ricevuto dal 40,8% degli elettori. Non basteranno interessi di parte o migliaia di emendamenti a frenare. Da qui alla fine di luglio, si trovera’ un accordo: "Ci sono le condizioni", assicura il premier intervenendo a La Repubblica delle idee. Ma avverte i parlamentari: non pensino di creare "paludi", perche’ lui non avrebbe remore a mandare tutti a casa e andare al voto. Con un secco "no", Renzi smentisce che Berlusconi gli abbia chiesto di rinviare la legge elettorale a ottobre per avere il tempo di rimettere insieme i pezzi dopo il crollo alle europee.
Renzi assicura che il cronoprogramma delle riforme e’ confermato e aggiunge di non aver sentito il leader di FI dopo il voto. Almeno, non ancora. Perche’ un colloquio appare essenziale per raddrizzare il patto del Nazareno e rimettere in carreggiata le riforme. Quel che e’ certo e’ che serve un "ravvedimento operoso" rispetto all’errore commesso nel 2001 e nel 2006 quando le riforme vennero fatte a maggioranza. Dunque per Renzi non si discute: non si puo’ tenere fuori l’ex Cavaliere. Il patto, che secondo il premier il leader di FI "ha interesse" a mantenere, e’ stato siglato e sara’ rinnovato "alla luce del sole", in barba a chi, "cresciuto col processo del lunedi’ di Aldo Biscardi", esercita la "presunzione di complotto".
Come quei 5 Stelle che tengono una posizione "insopportabile": "Vanno a discutere con gli xenofobi a Londra e non vogliono parlare con noi in Italia". "Sappiano lorsignori che il Pd, forte del risultato elettorale, non accetta giochi alla meno sulle riforme", e’ il messaggio di Renzi ad avversari e alleati. Dalle urne, osserva, e’ emerso un "messaggio luminoso": "Basta scherzi, inaccettabile rinviare, e’ il tempo delle scelte". Dunque, niente dilazioni o giochi al ribasso. Ma una disponibilita’ del governo al dialogo, nel merito delle soluzioni possibili per cambiare sistema di voto, Senato e titolo V: "Non ci impicchiamo su una scelta".
Ma la quadra, sia dentro la maggioranza che con Forza Italia, non e’ stata ancora trovata. E le trattative fervono da giorni. Sulla riforma del Senato, Forza Italia insiste sulla necessita’ di cambiare un sistema di elezione indiretta che, nota Giovanni Toti, rischia di fare "gli interessi del Pd".
Quanto alla legge elettorale, se nel Pd ci si prepara al peggio e torna a farsi largo il ‘partito’ del Mattarellum, da FI viene ribadita la disponibilita’ ad andare avanti sull’Italicum, incluso il ballottaggio di coalizione per il premio di maggioranza, e la contrarieta’ a ipotesi di altro tipo come il doppio turno alla francese. Berlusconi vedra’ il capogruppo azzurro al Senato Paolo Romani. Ma al lavoro preparatorio delle diplomazie dovra’ inevitabilmente fare seguito un incontro diretto del Cav con Renzi. Il premier, da parte sua, ribadisce che riformare la politica e’ cruciale per poter "dire ai burocrati di cambiare la p.a., agli imprenditori che e’ inutile fare convegni, e a chi ha vissuto di rendita, anche tra i sindacati, che non ce n’e’ piu’ per nessuno". Sono avvertiti pure i parlamentari: non pensino di arrivare al 2018 "occupando poltrone" e sguazzando nella "palude". Adesso, dice chiaro Renzi, lui avrebbe tutto l’interesse ad andare al voto e fare eleggere una ‘sua’ maggioranza, ma ha deciso di puntare a "fine legislatura". Con la tranquillita’ personale di andare "a casa anche domani" se cercheranno di impedirgli di cambiare.
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