L’Italia è amica dello Stato di Israele. E’ questo il messaggio che il premier Matteo Renzi porta a Tel Aviv, dove è atteso oggi per una visita diplomatica di due giorni e dove incontrerà il capo del governo israeliano Benjamin Netanyahu. Non è la prima volta che i due si vedono. Nel dicembre scorso Netanyahu era stato a palazzo Chigi. Ora Renzi ricambia la visita.
Come la volta precedente, l’incontro arriva in un momento particolarmente turbolento sul piano delle relazioni tra Israele e il resto del mondo. A dicembre a tenere banco era una risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu che chiedeva il suo ritiro dai territori occupati per consentire la nascita di uno Stato palestinese entro la fine del 2017. Risoluzione in favore della quale il Parlamento europeo aveva approvato a sua volta un documento. E persino quello italiano si era mosso (accogliendo però due risoluzioni opposte: una per il riconoscimento e l’altra invece contraria, che incoraggiava semplicemente il dialogo).
Proprio a Roma Netanyahu incontrò il segretario di Stato Usa John Kerry, in un faccia a faccia teso, durato quasi tre ore. Alla fine gli Usa votarono no e la risoluzione non raggiunse i nove voti necessari all’approvazione (il che tolse Washington dall’imbarazzo di valutare l’esercizio del diritto di veto). Questa volta al centro dell’attenzione c’è l’accordo siglato martedì scorso a Vienna sul nucleare. Una intesa fortemente voluta dagli Stati Uniti, rivendicata dal presidente Barack Obama come una "opportunità storica" per creare un "un mondo più sicuro per i nostri figli" e definita da Netanyahu, specularmente, un "errore storico", perché "in tutti i campi in cui occorreva negare all’Iran la capacità di dotarsi di armi atomiche sono state fatte generose concessioni".
Stavolta la posizione dell’Italia è più delicata. Non solo per il ruolo che nella partita ha giocato l’Alto Rappresentante della politica estera e di sicurezza Ue, Federica Mogherini, ex capo della diplomazia italiana, ma soprattutto per le parole pronunciate dallo stesso Renzi, che ai negoziatori ha fatto le sue "più vive congratulazioni", affermando che "l’accordo semina una nuova speranza per un processo di pacificazione regionale". Non solo, ma il problema con Tel Aviv riguarda anche le relazioni commerciali Italia-Iran.
La preoccupazione principale del capo del governo israeliano infatti è che, col venir meno delle sanzioni sugli scambi, "l’Iran disporrà di centinaia di miliardi di dollari con i quali potrà rilanciare i meccanismi del terrorismo, il suo espansionismo e la sua aggressività in Medio Oriente e in tutto il mondo". E l’Italia sta scaldando i motori per recuperare 3 miliardi di euro all’anno di interscambio commerciale con Teheran. A partire da petrolio e soprattutto dal gas. L’Iran può offrire grandi riserve e potrebbe farle arrivare nel sud Europa attraverso l’Italia. In ballo c’è il giacimento del golfo Persico di Asalouyeh. Le risorse iraniane potrebbero affiancare quelle azere del Mar Caspio, per fare arrivare le quali si lavora al progetto Tap, il gasdotto transadriatico, che dalla frontiera greco-turca attraverserà Grecia e Albania per approdare in Italia, nella provincia di Lecce.
Il Tap promette di offrire un ruolo di primo piano al nostro Paese nell’approvvigionamento energetico europeo, e il nuovo canale iraniano potrebbe rafforzare questo ruolo. Per questo Renzi dovrà riuscire a stare sul filo di lana, rassicurando Netanyahu che l’Italia è pronta a fare un passo indietro con l’Iran se questa non darà sufficienti garanzie ma senza impegni che possano frenare questi promettenti sviluppi.
LA SCHEDA Il premier Matteo Renzi è oggi e domani in Israele, dove incontrerà il primo ministro Benjamin Netanyahu, per una visita diplomatica di due giorni. Il capo del Governo farà tappa anche in Cisgiordania, dove vedrà il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Il primo appuntamento, oggi alle 14, sarà all’università di Tel Aviv, dove Renzi interverrà a un evento dal titolo ‘i3: Italy, Israel, Innovation’, dedicato ai progetti innovativi tra le università e le imprese dei due Paesi. Presente anche il rettore del politecnico di Torino Marco Gilli. Alle 16.30 è in programma una visita allo Yad VaShem, il museo dell’Olocausto, dove Renzi firmerà il libro d’onore. Alle 18.30 l’incontro con Netanyahu presso la sua residenza di Balfour Street a Gerusalemme.
Domani alle 9 è in programma un incontro col leader dell’opposizione Isaac Herzog. Alle 10 faccia a faccia con il presidente dello Stato ebraico Reuven Rivlin. Ma il momento cruciale della visita sarà quello dell’intervento alla Knesset. In programma infatti per il presidente del Consiglio c’è anche un discorso davanti all’assemblea del Parlamento israeliano. Renzi è atteso alle 11, parlerà alla plenaria alle 12. Alle 14 poi Renzi è atteso al palazzo presidenziale palestinese di Betlemme per l’incontro con Abbas. Il premier potrebbe poi anche compiere una visita alla basilica della Natività a Betlemme.
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