Matteo Renzi, durante l’intervento alla Camera sul semestre di presidenza italiana, ha sottolineato: in Europa non bisogna "alzare la voce, ma alziamo l’asticella delle ambizioni". "L’Europa non puo’ essere solo la terra di mezzo della burocrazia dove si vive di cavilli, vincoli e parametri". "Milioni di giovani non sono morti perchè ci attaccassimo ai parametri".
"Ci pensavamo in questi giorni quando la mente tornava alla seconda guerra mondiale. Quei milioni di morti a cosa ci richiamano oggi? Alla costruzione di un’Europa che non sia solo un luogo di pace. L’Europa non può essere il luogo dove si vive di codicilli e vincoli". "È simbolico che il vertice si tenga in un luogo di combattimenti. L’Europa non può solo diventare la terra di mezzo delle norme regolamentari. Quei giovani sono morti perché ci dessimo un orizzonte".
”Noi per primi – ha spiegato il presidente del Consiglio – come classe politica abbiamo dato l’idea di considerare l’Europa come luogo altro, diciamo ‘andiamo in Europa’: noi invece andiamo in Europa quando usciamo di casa, l’Europa non è altro da noi”.
In vista del Consiglio Europeo del 26 e 27 giugno, e a proposito delle linee programmatiche del semestre di presidenza italiana, il premier ha assicurato: “L’Italia va in Europa con un ruolo forte, in questi anni e’ mancata l’autostima per sentirsi protagonista; poi c’e’ anche il peso elettorale, noi non accettiamo da nessuno lezioni di democrazia" dopo il risultato ottenuto. "La forza del nostro Paese va oltre il risultato dei singoli partiti in Italia”. "Indipendentemente dall’appartenenza politica, noi portiamo in Europa un’Italia forte perché c’è un’Italia consapevole delle qualità dei propri imprenditori, dei propri lavoratori".
Alle ultime elezioni europee "c’è un partito politico che ha preso il maggior numero di voti in tutto il continente e non accettiamo da nessuno lezioni di democrazia e democraticità, qui e fuori dai confini nazionali: se milioni di italiani hanno votato perchè l’Europa cambiasse verso abbiamo una responsabilità, non una medaglia da appuntarci al petto". "L’Europa non e’ un insieme di richieste" da avanzare "con spirito preoccupato e sguardo terrorizzato, ma è ciò che saremo in grado di costruire".
"C’è da domandarsi che tipo di Italia presentiamo in Ue e che tipo di Ue vogliamo come italiani. Dobbiamo dire con determinazione non quello che ci deve dire l’Ue, ma quello che noi chiediamo all’Europa".
IMMIGRAZIONE, UE AIUTI O SI TENGA MONETA UNICA "Se di fronte alle tragedie dell’immigrazione dobbiamo sentirci dire ‘questo problema non ci riguarda’, allora tenetevi la vostra moneta, ma lasciateci i nostri valori". Renzi chiede all’Europa di "gestire in modo unitario e condiviso" il problema dell’immigrazione. "O accettiamo un destino in comune – dice – oppure perdiamo il ruolo dell’Europa. Quando in mare ci sono i cadaveri e si voltano le spalle dall’altra parte, l’Europa non è degna di chiamarsi Europa di civiltà". Renzi chiede ad esempio "l’internalizzazione dell’intervento comunitario".
PROGRAMMA IN MILLE GIORNI Matteo Renzi nell’Aula della Camera parla di un programma di mille giorni: "Dal 1° settembre al 28 maggio 2017 – dice – inseriamo un arco temporale ampio su cui sfidiamo il Parlamento: se volete potete mandarci a casa anche domattina". "In questo arco di tempo – aggiunge – individuiamo punto per punto ciò che noi in modo molto esplicito proponiamo ai cittadini: dai diritti all’agricoltura, dalla Pa al welfare". "Tre anni – aggiunge – è un periodo ampio per poter riportare l’Italia a fare l’Italia, per consentire di non farsi dettare l’agenda da un soggetto esterno e dire che le riforme le facciamo perché ne siamo consapevoli".
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