In caso di referendum sull’appartenenza del Regno Unito all’Unione Europea, da che parte starebbe l’impresa britannica? Si presume, per il "Financial Times", che la maggioranza degli imprenditori preferirebbe rimanere nell’Ue, ma la questione e’ piu’ complicata che in passato. Stando a un sondaggio di Deloitte, la prospettiva del voto preoccupa le grandi aziende piu’ dell’aumento dei tassi di interesse o della bolla speculativa nel mercato immobiliare.
Gli industriali sono a favore di un’Ue riformata, ma non c’e’ accordo su quali riforme dovrebbero essere attuate. Mentre la Cbi, la Confindustria britannica, punta al completamento del mercato unico e alla riduzione della regolamentazione, l’Institute of Directors, che rappresenta soprattutto le piccole imprese, chiede che Londra si riprenda i poteri in materia di occupazione e governance aziendale.
Il gruppo euroscettico Business for Britain vuole la sovranita’ nazionale esclusiva in nove aree tra le quali la concorrenza, l’ambiente e la regolamentazione di prodotti e servizi.
Secondo i sondaggi quattro quinti degli imprenditori britannici, comunque, sono favorevoli a restare nell’Ue, contro il 10-15 per cento dei contrari, ma le percentuali potrebbero cambiare a seconda delle circostanze: il 60 per cento e’ propenso a rimanere nell’Ue solo a condizione che si facciano le riforme.
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