Facciamo subito un po\’ di informazione sulla tubercolosi, vista la positivita\’ al test rilevata in un centinaio di neonati nel policlinico Gemelli di Roma. Essere positivi al test non significa essere ammalati di tubercolosi. Puo\’ non essere facilmente comprensibile questa distinzione, sembra un tentativo di rassicurazione, ma in effetti e\’ cosi\’: possiamo avere il bacillo nel nostro corpo e non averne effetti negativi, cioe\’ non ammalarci. Il bacillo si trasmette per via aerea, parlando, tossendo o starnutendo e chi ne viene a contatto sviluppa le difese immunitarie che, nella maggior parte dei casi e nel nostro Paese, non daranno luogo alla malattia.
Detto questo, desta preoccupazione che l\’8,5% dei risultati clinici risulti positivo al test tubercolinico (su 1.128, 96 sono stati rilevati positivi al policlinico Gemelli). E si tratta di neonati. Ci chiediamo se siano state adottate tutte le misure igieniche e di profilassi, per questa infezione ma anche per altre, e quali siano i sistemi di monitoraggio e di igiene nei nostri ospedali.
Circa l’80% di tutte le infezioni ospedaliere riguardano quattro sedi principali: il tratto urinario, le ferite chirurgiche, l’apparato respiratorio e le infezioni sistemiche. Il personale medico e paramedico, il paziente e i visitatori, l\’abbigliamento, le superfici, gli strumenti diagnostici e chirurgici, possono essere portatori di microrganismi patogeni. Si calcola che il 5% dei pazienti ospedalizzati contrae un’infezione durante il ricovero. L\’8,5% dei neonati positivi al test tubercolinico e\’ nettamente superiore. E preoccupa.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc
Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
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