Il 12 e 13 febbraio, in Lombardia e nel Lazio si voterà per il rinnovo delle presidenze e dei consigli regionali. Mentre il centrodestra si presenta con il suo schieramento sia in Lombardia che nel Lazio, il centrosinistra andrà schierato con una compagine diversa per ciascuna regione.
In Lombardia, il centrosinistra candida Pierfrancesco Majorino, il quale è sostenuto da una compagine che comprende il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle ed altre liste. Il Terzo Polo (Azione e Italia Viva) correrà con Letizia Moratti. Nel Lazio, il centrosinistra candida Alessio D’Amato, il quale è sostenuto dal Partito Democratico, dal Terzo Polo (Azione-Italia Viva) e da altre liste civiche e non. Il Movimento 5 Stelle correrà da solo con Donatella Bianchi candidata.
Da questo si evince che a sinistra non vi sono programmi ed idee, ma solo una grande confusione. Si tratta di alleanze elettorali con le quali si punta solo a vincere le elezioni. In politica non conta solo vincere, ma anche governare. Anzi, quello che conta veramente è proprio governare. Infatti, si può vincere un’elezione, ma se non si fosse in grado di governare la vittoria sarebbe pirrica e si rischierebbe di fare più male che bene.
Ora, faccio questa domanda: come può Letizia Moratti dirsi alternativa alla sinistra, quando nel Lazio la sua stessa compagine sosterrà D’Amato? Una domanda simile si può fare anche per la candidata del Movimento 5 Stelle nel Lazio, il cui partito sostiene Majorino in Lombardia.
Purtroppo, quello che si sta vedendo nelle regioni Lombardia e Lazio è il paradigma dell’opposizione a livello nazionale. Infatti, essa è uno schieramento eterogeneo che è tenuto insieme solo dall’essere contro il centrodestra. Obiettivamente, si può dire che solo il Terzo Polo stia cercando di fare un’opposizione senza pregiudizio ideologico e con qualche contenuto. Per il resto, non vi è nulla. Peccato, perché una buona opposizione migliora certamente la qualità della democrazia.