di Marco Cremonesi, Corriere della Sera
Segretario, come ha preso il risultato delle regionali? Abbattuto?
«No. Ho due nuovi numeri da giocare al Lotto. Sono il 46 e il 74: 46 erano i consiglieri regionali che la Lega aveva fino al 19 settembre. 74 sono quelli di oggi».
Certo. Però, le delusioni di Toscana, Puglia e Campania sono difficili da negare.
«E chi le nega? In realtà, per rimanere al dato più recente, le Amministrative sono state molto buone. Strappiamo diversi comuni al centrosinistra – sottolineo Macerata al primo turno con candidato nostro – e siamo al ballottaggio a Reggio Calabria, Matera, Arezzo…».
In Lombardia? Forse anche nella culla della Lega c’è qualche problema.
«Abbiamo guadagnato una decina di Comuni e siamo al ballottaggio a Lecco. Vorrei aggiungere che anche nella Bergamasca, con l’eccezione di Clusone, siamo andati molto bene: lo dico perché esiste una certa lettura secondo cui quelle zone sarebbero deluse dal centrodestra».
Il problema è a Sud. La sua svolta stenta ad affermarsi?
«Al Sud, in Puglia e in Campania, è stata l’offerta del centrodestra in generale a non essere all’altezza. Poi, certo, dovremo ragionarci. Oggi riunisco i coordinatori regionali e, dati alla mano, faremo un esame di dove e come abbiamo sbagliato. Però, in Puglia e Campania partivamo da zero. Ora, abbiamo sei consiglieri regionali. Cresciamo. Tranquillamente, senza affanni, senza smanie».
In Toscana le si mette a carico la scelta di Susanna Ceccardi. E anche la sottovalutazione di Eugenio Giani.
«Susanna ha fatto una grandissima campagna elettorale e, mi creda, io non sottovaluto nessuno, anzi: non siamo noi che abbiamo dimenticato che si parla di una Regione in cui la sinistra governa dal dopoguerra: 5 anni fa il nostro candidato aveva preso il 20%, oggi abbiamo raddoppiato e siamo al 40».
E la scelta di Raffaele Fitto in Puglia?
«Posso dire che in Puglia e in Campania non abbiamo intercettato la richiesta di cambiamento che veniva dai cittadini. E adesso dobbiamo guardare al futuro. Nel 2021 vanno al voto tutte le più grandi città italiane, tutte a guida Pd o 5 stelle. Io proporrò alla coalizione di scegliere gente che viene dall’impresa e dalle professioni. Anche senza tessere di partito in tasca. L’alleanza si deve allargare».
È sicuro che il risultato stratosferico di Zaia non porti qualche problema nella Lega?
«Ma guardi che in quelle liste sono tutti leghisti. Con Zaia non c’è mai stato né mai ci sarà il benché minimo problema e il suo risultato mi riempie di orgoglio. In Veneto ci saranno 33 consiglieri leghisti su 49. Renzi e Di Maio, invece, non entrano. Loro insieme, zero. E noi, da soli, 33».
A proposito di Renzi. Alcuni leghisti sperano che i risultati di Iv facciano cambiare idea sul proporzionale in gestazione. Lei?
«Io trovo… frustrante il fatto che ci sia qualcuno che pensa alle leggi elettorali in base alla propria convenienza. Il fatto è che la legge elettorale delle regioni è la più chiara. Vince chi prende un voto in più… Lei sa chi è il presidente della Val d’Aosta?».
Non si sa ancora…
«Appunto. Perché la Val d’Aosta è l’unica regione con sistema proporzionale. Nelle altre, chi avrebbe governato lo si è saputo la sera stessa. E comunque, mi faccia dire: se dovessimo fare una legge elettorale su misura per Renzi, dovremmo farla che garantisca lo zerovirgola. Lui sì che ha preso una mazzata epocale».