La questione meridionale in Calabria ha il sapore della beffa: in una regione malata di disoccupati cronici e di malaffare diffuso, invece di dare lavoro e speranza ai cittadini onesti in profonda crisi esistenziale, si interviene a gamba tesa calando dall’alto un provvedimento tanto rituale quanto inutile qual e’ quello del commissariamento di Reggio.
Lo Stato ha quindi scoperto che al di qua dello Stretto esiste la ‘ndrina (come al di la’ c’e’ la mafia!) , e che per sconfiggerla occorre fare arrivare in citta’ personaggi estranei a quell’ambiente, vaccinati alla corruzione e indubbiamente coraggiosi, considerando le storiche medaglie, alla memoria conquistate sul campo da chi ha combattuto in prima linea la lunga guerra al crimine organizzato.
Cosicche’, a tentare di sconfiggere la ‘ndrangheta non sara’ una persona che conosce il fenomeno da vicino e puo’ iniettare nella societa’ civile dosi massicce di antidoti, quali il lavoro e la formazione culturale dei giovani; ma saranno solerti funzionari della Stato, che opereranno presumibilmente in accordo con la magistratura, perseguendo le famiglie gia’ note sul territorio, con provvedimenti di natura processuale che, sempre se portati a compimento, potranno ridurre temporaneamente il numero degli addetti ma non risolveranno il problema alla radice, perche’, come si suol dire con una certa fondatezza, "morto un papa, se ne fa un altro".
La ‘ndrangheta e’ un’associazione a delinquere che ha ormai le caratteristiche di una societa’ per azioni, con tanto di azionisti di maggioranza e di minoranza, nonche’ di cedole da distribuire; le sue propaggini si protendono sul territorio nazionale e internazionale, e i suoi più grossi affari si realizzano nel campo degli stupefacenti, come dimostrano con certezza le centinaia di container di questo venefico carico che transitano nel e dal porto di Gioia Tauro.
Droga, prostituzione, soldi e potere: dinanzi a questi grandi mali della societa’ tutta, quale migliore risorsa della scuola e dell’educazione dei giovani? Un destino diverso per chi avesse un lavoro dignitoso e sicuro sarebbe ancora possibile, se invece di aspirare a sfornare medici e avvocati a gogo’, famiglie e insegnanti orientassero i giovani verso scelte più realistiche associate al turismo, all’agricoltura, alle nuove tecnologie.
Nella costruzione del futuro di una citta’ ferita, vale la pena ricercare altre vie per il riscatto, senza infierire con decisioni estreme che annullano tutti gli sforzi fatti in anni recenti da amministrazioni niente affatto colluse, anzi, coraggiosamente in prima linea, esattamente come i più fieri magistrati.
Chi e’ stato a Reggio Calabria, si e’ compiaciuto del cambiamento visibile, nella cura del centro storico e del lungomare, nell’accoglienza delle strutture alberghiere, nelle manifestazioni culturali di pregio che arricchiscono l’offerta turistica, nella nuova consapevolezza dei cittadini e nel ruolo determinante che svolgono sul territorio e nelle periferie le associazioni impegnate sul tema della legalita’.
Occorre avere fiducia e non gettare la spugna. Occorre dare speranza e soprattutto non serve umiliare un’intera citta’. Il mostro da combattere ha mille tentacoli, e pensare che bastino tre onesti funzionari ad ucciderlo e’ una chimera da fantasie infantili.
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