Netto il risultato del referendum costituzionale. Sei italiani su dieci hanno bocciato la riforma ma anche il “governo Renzi-Boschi-Verdini”, come viene definito dai più critici. Era prevedibile, si sentiva nell’aria, così è stato. In Italia i voti del No sono stati schiaccianti, il messaggio è davvero chiaro: Renzi vai a casa. I vertici del Pd dovrebbero preoccuparsi. La sinistra renziana non è riuscita a trasmettere il giusto messaggio ai cittadini.
E’ una valanga di No che ha ricoperto Renzi e i suoi ministri. Chissà fino a che punto gli italiani hanno davvero capito fino in fondo cosa hanno votato. Ma il fatto è che del quesito e della riforma costituzionale in molti se ne sono fregati. Quando si esce per strada non si sentono le persone parlare di Costituzione. Al contrario, si lamentano tutti di come sia peggiorata nel tempo l’Italia. Si lamentano, gli italiani, di come vengono usati i loro soldi, delle spese folli fatte in questi anni, mentre il Paese è un disastro.
All’estero ha vinto il Sì, e alla grande. Il 65% degli italiani all’estero, almeno di quelli che hanno votato (affluenza oltre confine al 30%), ha scelto di dire sì al referendum. Loro, che guardano all’Italia da lontano, capiscono che il nostro appare ormai un Paese arrugginito; capiscono che sistemi come il bicameralismo paritario rallentano i meccanismi dello Stato e inficiano il procedimento legislativo. E dunque votano di conseguenza. Hanno semplicemente letto il quesito, gli italiani residenti oltre confine, senza farsi annebbiare il cervello dalla polemica politica.
A qualcuno risulta molto difficile capire che gli italiani all’estero ragionano da italiani nel mondo, appunto, e non più da italiani residenti nella Penisola; eppure è così. E di certo quei Sì alla riforma da parte di tanti italiani all’estero non sono tutti voti per Renzi. Significano che oltre confine il messaggio della necessità di sbloccare l’Italia è passato. Meglio che nel BelPaese.
Mi viene da pensare a quelle forze che, nell’universo dell’emigrazione, rappresentano, chi più chi meno, gli italiani nel mondo. Che fine hanno fatto in Europa i No del Mie, il movimento guidato da Luigi Billè? Nel Regno Unito, dove è residente Billè, i Sì sono arrivati al 63%.
E che fine hanno fatto in Argentina e in Sud America i No al referendum di Eugenio Sangregorio, presidente USEI? Quel Sangregorio che, appena saputo il risultato del voto in America Meridionale, molto sportivamente si è subito congratulato con l’On. Ricardo Merlo, presidente del MAIE, per il grande risultato ottenuto.
Già, perchè Merlo ha battuto il territorio nelle ultime settimane e con i connazionali ha parlato anche di referendum. Al suo fianco il giovane deputato del MAIE, Mario Borghese. Una campagna, quella dei due deputati, fatta in silenzio, nel rispetto di tutte le opinioni, anche di coloro che, all’interno dello stesso Movimento Associativo Italiani all’Estero, erano invece contrari alla riforma. Un Sud America che Merlo ha dimostrato ancora una volta di conoscere molto bene.
Vincono gli eletti all’estero del Partito Democratico, impegnati con passione in una campagna elettorale che sembrava non finire mai. Marco Fedi in Australia, Fabio Porta in Sud America, Alessio Tacconi in Europa, con Laura Garavini e Gianni Farina. Francesca La Marca in Canada. Sono stati fortissimi, tutti. In Australia, dove Fedi è residente, i Sì sfiorano il 65%. Un gran risultato. Per non parlare del Brasile di Fabio Porta e di Renata Bueno, USEI, anche lei per il Sì, a differenza di Sangregorio: 85% dei voti favorevoli alla riforma. Boom!
Una buona performance quella di Aldo Di Biagio, senatore di Area Popolare, che si è battuto a favore del Sì coerente con la sua storia. Ora può dire di averci messo la faccia e aver vinto. Nella sua Croazia i Sì sono al 69%.
Fucsia Nissoli, deputata eletta nel Nord e Centro America, e Mario Caruso, deputato eletto nella ripartizione estera Europa, i veri assenti di questa campagna referendaria.
L’analisi del voto estero potrebbe durare all’infinito. Dove sono, oltre confine, i No del Movimento 5 Stelle? I grillini all’estero dimostrano di saper essere costanti sui social ma di non avere in mano il territorio. Ma il risultato oltre confine parla anche di un centrodestra che se non decide di darsi una mossa in fretta rischia di lasciare spazi vuoti. E gli spazi in politica si riempiono sempre.
Forse se anche in Italia gli elettori avessero seguito il tema referendario e non gli ordini di scuderia il risultato sarebbe stato diverso. Ma evidentemente c’è una buona parte dello Stivale che ha voluto cogliere l’occasione per mandare a casa un governo non eletto e incapace di dare risposte alla crisi economica e alle nuove sfide del nostro tempo. Vedremo presto cosa proporranno per il prossimo futuro le forze politiche che hanno vinto, unite nel no ma distanti nei programmi. Una cosa, però, è certa fin d’ora: all’estero ha vinto quella maggioranza silenziosa a cui non piace il caos di Facebook, lontana dalle post verità e da quella propaganda che ti vuole costringere a votare con la pancia e non con cuore e cervello.
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