“Abbiamo vinto 70 a 30” ha commentato Renzi, sottolineando che il 70% degli elettori non ha votato al referendum di domenica scorsa, come da suo invito. Mi sembra sbagliato che un presidente del Consiglio festeggi il progressivo suicidio di una istituzione importante come il referendum, anche perchè Renzi sa benissimo che il “non voto” è stato principalmente dovuto al generale calo di attenzione verso la politica e di fiducia degli italiani anche verso il suo governo (sceso al 29% di gradimento).
Tutti siamo scettici e disincantati, oltretutto sappiamo che innumerevoli referendum (canone Rai, responsabilità dei giudici, finanziamento ai partiti, ministero dell’agricoltura) non hanno cancellato – pur approvati – le leggi esistenti e che quindi non aveva molto senso votare su un tema così discutibile, marginale, incomprensibile come le trivelle di domenica scorsa, per di più dopo che i giudici avevano ancor più pesantemente ridotto la portata dei quesiti referendari.
Oltretutto all’estero centinaia di migliaia di elettori non hanno neppure ricevuto i plichi elettorali o il loro voto non è stato ritornato per tempo ed anche questo ha contribuito a far scendere il totale dei voti espressi con i SI che sono stati comunque più numerosi – ricordiamolo al premier – dei voti per il PD alle ultime elezioni politiche. Poco senso quindi per Renzi festeggiare e brindare per il suo presunto successo, ma chi si accontenta…
Si apre ora un serio dibattito sul futuro di questo istituto democratico prezioso ed importante e si guarda già ad ottobre per il voto sulla nuova Costituzione. In mezzo ci sono anche le amministrative di giugno, un banco di prova al quale Renzi cerca di sottrarsi sentendo aria di potenziali sconfitte, ma che come segretario del PD non potrà ignorare.
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