Si avvicina il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari, previsto per il 20 e il 21 settembre. Qual è l’orientamento degli italiani? Stando ai sondaggi, il Sì è in larghissimo vantaggio sul No, anche se aumentano giorno dopo giorno coloro che sono contrari alla riforma. Pesa in particolare un buon 27% di indecisi, quasi un terzo dell’elettorato, oltre che l’atteggiamento ‘tattico-conservativo’ dei partiti che, in parallelo, negli stessi giorni saranno impegnati anche sul fronte delle elezioni regionali e comunali.
Questa è la fotografia che scatta con le sue rilevazioni Roberto Baldassari, professore di Strategie di ricerca di opinione e mercato all’università Roma 3, sugli ultimi orientamenti registrati mercoledì scorso, su un campione di 1000 persone.
Il direttore generale di Lab 2101 parlando con l’Adnkronos riferisce: “Il sì che una settimana fa era valutato sopra al 70% adesso è stimato al 62,4%, il no al 37,6%”.
“A differenza del No che risulta piuttosto stabile, le risposte sul Sì sono gradualmente diminuite nel corso dei giorni. La ragione è semplice: solo M5s e Fdi hanno dato un’indicazione chiara agli elettori per il Sì. Italia viva lascerà libertà di scelta, il Pd dice un Sì condizionato ad altri cambiamenti, in primis la legge elettorale. La Lega è favorevole al taglio ma non manca al suo interno chi vorrebbe votare No per dare una spallata a Conte e al M5s. In Fi cresce la spinta verso il No. Se vogliamo fare un discorso puramente numerico, per i 5Stelle già arrivare al 40% sarebbe un successo, perché raddoppierebbe il consenso che oggi viaggia intorno al 17-18%”.
“Il Sì resta avanti perché interroga i cittadini su un quesito ‘orizzontale’, ovvero il taglio ai costi della politica, la diminuzione delle poltrone ecc. Tutte immagini che fanno presa sui cittadini. Il populismo non è morto con il Covid. Anzi. La crisi economica si è accentuata, tantissimi italiani sono in difficoltà e allora dicono: ‘anche se è una riforma che fa risparmiare poco, tu intanto falla e i soldi risparmiati ridalli a chi ne ha bisogno“.
C’è poi la variabile ‘elettorale’. “Il 20 e 21 si va a votare in sei regioni e, secondo le nostre valutazioni, in Toscana e Puglia la battaglia è aperta. Si tratta di due regioni molto grandi e molto importanti dal punto di vista del risultato politico. Si capisce bene perché i partiti abbiano un atteggiamento di calcolata prudenza nello sbilanciarsi apertamente a favore del Sì o del No al referedum che avrebbe, inevitabilmente, anche una ripercussione sugli orientamenti dell’elettorato nelle regioni e nelle amministrazioni locali coinvolte nelle consultazioni del 20 e 21 settembre”.