Matteo Renzi, nella sua enews, tornando sul vertice di Bratislava, con Merkel e Hollande, scrive: "Ho parlato chiaro senza mandarle a dire dietro, altrimenti i vertici diventano solo parate scenografiche, gite fuori porta. E siccome rappresento l’Italia, uno dei Paesi fondatori, uno dei Paesi che più dona soldi alle istituzioni europee, ho il dovere – non il diritto, il dovere – di difendere l’interesse nazionale. Io credo all’Europa come alla più grande scommessa della storia delle istituzioni. Ma credere all’Europa non significa ignorare l’interesse nazionale. Anzi".
Oggi il presidente del Consiglio è a New York, per parlare di migranti. "Abbiamo atteso per mesi l’Europa, ma non si risolvono i problemi dei populisti cercando di vivere alla giornata. O si ha una visione, come diciamo da tempo, o non si puo’ vivere solo il giorno dopo giorno. Ci vuole un piano organico che e’ il piano per l’Africa. L’Europa al momento fa seminari e interviste". "Noi vogliamo salvare tutti, ma non puo’ essere l’Italia ad accogliere tutti. I numeri sono simili a quelli dello scorso anno, adesso qualcuno in piu’. Ma il problema e’ la strategia dei prossimi anni: o si interviene in Europa o non si e’ in grado di gestire questo problema".
A proposito di referendum costituzionale, nella sua enews il premier scrive: “La settimana prossima – come previsto dalla Legge – il Consiglio dei Ministri fisserà la data del referendum. Sono molto contento del fatto che il clima sia cambiato, finalmente, anche dopo alcuni confronti civili di questi giorni. Nessuno parla più di attentati alla democrazia e finalmente la discussione sta entrando nel merito". "Il referendum – continua il premier – sarà una scelta secca tra chi voterà SI’ perché vuole cambiare il bicameralismo paritario, ridurre il numero dei parlamentari, ridurre i costi della politica, sopprimere il CNEL e cambiare il rapporto Stato-Regioni e chi voterà NO perché vuole lasciare le cose come sono adesso. Sono due posizioni ugualmente legittime ma è giusto fare chiarezza: chi vota NO non costruisce una riforma diversa, si tiene il sistema di oggi. E io penso che l’Italia per competere a livello globale, ma anche per dare risposte più incisive alle crisi di questo tempo, abbia bisogno di essere più semplice e più agile".
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