Si accende il dibattito che ruota intorno al referendum, anche tra i parlamentari eletti all’estero. Guglielmo Picchi, leghista, eletto nella ripartizione estera Europa, e Alessio Tacconi, eletto sempre in Europa e deputato Pd, se le danno di santa ragione a colpi di dichiarazioni stampa.
Con la riforma “il Pd vuole distruggere la rappresentanza degli italiani all’estero”, scrive Picchi in una nota, e continua: “Gli agenti incaricati da Renzi di questa operazione di sciacallaggio politico sono gli eletti all’estero del Pd, i deputati Garavini, Porta, Fedi, La Marca, Tacconi, Farina e il senatore Giacobbe con la complicita’ del MAIE di Merlo e del senatore Di Biagio. Comprensione per il senatore Micheloni che dopo aver votato sei volte la riforma si e’ accorto che era una schifezza e quindi vota NO come credo sen. Turano”.
Picchi tra le altre cose ricorda che “con il referendum costituzionale il Pd ha deciso di togliere la rappresentanza al Senato per gli Italiani all’estero e di escluderli dall’Italicum pur essendo ormai l’8% dell’elettorato e ha reso il processo elettorale cosi’ poco trasparente da credere effettivamente alla sua credibilita’, negando la possibilita’ di approntare quegli accorgimenti che lo avrebbero reso sicuro da brogli e malefatte. La domanda e’ quanti dubbi rimangono ancora ai connazionali su come votare sia al referendum che successivamente alle elezioni politiche? Cominciamo subito con un forte NO!”, conclude Picchi.
A Picchi risponde Tacconi, con un comunicato diffuso alle agenzie. E a proposito dei senatori eletti oltre confine che spariscono nel nuovo Senato, scrive: “Evidentemente non ha compreso l’On. Picchi la logica che sottende tale riforma: il nuovo Senato intende garantire le voci che arrivano dal territorio; la circoscrizione estero si fonda sul principio che agli Italiani all’estero non debba essere preclusa la possibilità di rendere effettiva la propria partecipazione alla vita democratica del Paese. Mi pare comunque un po’ ipocrita questa presa di posizione da parte di un esponente di un partito che è stato sempre un po’ allergico all’idea che gli Italiani all’estero abbiano pieno ed effettivo diritto di cittadinanza”.
Per Tacconi “è’ ancor più inspiegabile questa “discesa in campo” (un aggancio alla storia è doveroso) se si considera che essa avviene solo qualche giorno dopo l’assegnazione alla Commissione Affari Costituzionali della Camera della proposta di legge del suo collega di partito On. Gianluca Pini che chiede di abolire senz’altro indugio la Circoscrizione estero. C’è in effetti da temere che se le riforme costituzionali saranno bocciate, la Circoscrizione estero potrebbe anzi sarà messa in discussione, come del resto propongono la maggior parte dei fautori del No, a cominciare dall’On. Quagliariello, presidente della cosiddetta “Commissione di Saggi” che di tale soppressione faceva uno dei cavalli di battaglia. Ma l’On. Picchi, da navigato politico di fiuto, non ha nulla da temere perché si è ben coperto le spalle: dal PDL è passato armi e bagagli alla Lega Nord certo di poter correre alle prossime elezioni in un “sicuro” collegio metropolitano. Del resto essere eletto per la quarta volta nella Circoscrizione estero non gli permetterebbe di gridare ai brogli e alla malafede in un processo elettorale, a suo dire, poco trasparente. Peccato però che dalla sua sponda non siano mai arrivate, come invece dal PD, proposte emendative per mettere in sicurezza il voto all’estero”.
“Concludo, capovolgendola, con la sua domanda retorica: quanti dubbi rimangono ancora ai connazionali su come votare sia al referendum che successivamente alle elezioni politiche? Cominciamo subito con un forte SI’”.
Discussione su questo articolo