L’Italia ha detto Sì alla riduzione del numero dei parlamentari. Dal referendum la maggioranza di governo esce rafforzata – si evince anche dal risultato delle elezioni regionali -, si apre una stagione di riforme. E mentre in Italia la percentuale di coloro che hanno votato a favore della riforma si aggira intorno al 70%, oltre confine arriva a sfiorare l’80%, dieci punti in più.
C’è ancora maggiore voglia di cambiamento tra gli italiani residenti all’estero, evidentemente. Forse anche perché i nostri connazionali sono stati delusi dalla maggioranza dei loro rappresentanti parlamentari, che dal 2006 ad oggi hanno ottenuto davvero troppo poco; nulla, dicono i più critici.
18 parlamentari eletti all’estero che con la vittoria del Sì al referendum dal prossimo giro saranno 12, 6 in meno: 8 deputati, 4 senatori. E proprio su questi numeri, e sul tema del voto all’estero, iniziano a farsi sentire i protagonisti della politica che si occupa di italiani nel mondo.
Perché una cosa deve essere chiara a tutti: è arrivato il momento di una vera, seria riforma del voto all’estero. Come ItaliaChiamaItalia lo ribadiamo da anni: il meccanismo con cui votano i nostri connazionali oltre confine fa acqua da tutte le parti. Ci vuole volontà politica, da parte di tutti i partiti in campo, per portare a casa l’obiettivo, quello di mettere in sicurezza il voto oltre confine.
Per Laura Garavini, senatrice di Italia Viva eletta nella ripartizione estera Europa, “ora sarà importante lavorare rispetto alla riforma elettorale che dovrà riguardare anche la Circoscrizione estero”, “si stravolgerà il meccanismo proprio perché i numeri sono ridotti. Serve l’impegno di tutti per una riforma elettorale che il più possibile garantisca la rappresentanza degli italiani all’estero”.
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A proposito di voto all’estero, ricordiamo che Garavini è prima firmataria di una proposta di legge che prevede l’introduzione della tecnologia Blockchain: “Uno strumento importante per mettere in sicurezza il voto mantenendo l’attuale impianto – diritto di voto per corrispondenza, preferenze e invio dei plichi – ma mettendo in sicurezza il tutto con l’inserimento della tecnologia Blockchain”.
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Alla senatrice fa eco l’On. Fucsia Nissoli, Forza Italia, eletta nel Nord e Centro America e residente negli States. Anche per lei ora è tempo di riforme, “prima fra tutte la legge elettorale. Una nuova legge indispensabile in particolare all’estero, dove bisognerà ridefinire le ripartizioni di questa circoscrizione”. Nissoli ritiene “urgente avviare una riflessione, condivisa, sull’efficacia ed efficienza del voto all’estero”. Per lei quello della riforma del voto all’estero dovrà essere “uno degli argomenti più urgenti da affrontare nella istituenda Commissione bicamerale per gli italiani all’estero”.

Rino Giuliani portavoce del FAIM spiega che con la vittoria del Sì “il voto all’estero sarà numericamente così ridotto da rendere evanescente la rappresentanza politica degli italiani delle diverse aree della circoscrizione estero”. Secondo Giuliani ora si dovrebbe aprire “una discussione sulla opportunità di mantenere una circoscrizione estero” o di far votare gli italiani nel mondo “nei collegi elettorali italiani”.
Per Michele Schiavone, Segretario del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, dopo la vittoria del Sì “resta il rammarico di un’occasione persa, quella di avvicinare le comunità all’estero alle istituzioni italiane”. Ora, aggiunge, c’è bisogno di “accelerare la riforma della rappresentanza, rivederla in tutta la sua composizione e in tutti i suoi livelli, avviare il prima possibile le riforme necessarie per assicurare una rappresentanza esclusiva degli italiani all’estero. Ci impegneremo affinché nella revisione della rappresentanza il voto all’estero continui a essere espresso da tutti i cittadini come avviene in Italia senza sotterfugi e possibilmente affidando la partecipazione anche alle tecnologie”.