E’ scaduto ieri il termine entro il quale gli italiani all’estero potevano votare per il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. Durante tutti questi giorni ne abbiamo lette e sentite di cotte e di crude, soprattutto sui social network, per convincere i connazionali a votare per il No o per il Sì. Presto sapremo cosa avranno scelto gli italiani.
In attesa del voto in Italia – previsto per i giorni 20 e 21 settembre – possiamo certamente affermare, oltre ogni ragionevole dubbio, che oltre confine gli unici a fare campagna elettorale in occasione di queste elezioni referendarie sono stati gli uomini e le donne del MAIE e, anche se in misura minore, l’USEI.
La verità è che il Movimento Associativo Italiani all’Estero, fondato e presieduto dal Sen. Ricardo Merlo, si è mosso sia sui media che sul territorio per portare avanti, con convinzione, la propria battaglia a favore del No al referendum, in Nord America e soprattutto in America Latina.
L’On. Mario Borghese, vicepresidente del MAIE, si è piazzato fin da subito in prima linea per convincere gli italiani nel mondo e votare No a quella che lui considera una riforma che uccide la democrazia e soprattutto diminuisce la rappresentanza degli italiani all’estero nel Parlamento di Roma.
Non solo Borghese si è dato da fare: lo stesso ha fatto Franco Tirelli, coordinatore MAIE Argentina, o Mariano Gazzola, coordinatore MAIE America Latina, e poi Luis Molossi, coordinatore MAIE in Brasile, Flavio Bellinato, coordinatore Nord e Centro America, Angelo Viro, Vicepresidente MAIE, Mirella Giai, già senatrice MAIE e coordinatrice del dipartimento Pari opportunità. Lo stesso presidente Merlo, intervistato dal giornale argentino Clarin, il più importante del Paese sudamericano, ha promosso il No al referendum con coraggio e determinazione.
Ora, viene da chiedersi cosa abbiano fatto tutti gli altri partiti all’estero che in Italia promuovono il Sì ma all’estero promuovono il No. In realtà, poco o nulla. Al massimo, qualche comunicato diffuso sulle agenzie di stampa, ma niente altro.
Dov’era la promotrice del referendum Laura Garavini? Da parte sua un breve video, qualche riga sui social, ma poi è finita lì. Vale lo stesso per tutti gli altri: La Marca, Ungaro, Schirò, Nissoli, Longo, Lorenzato…
Da parte di tutti gli eletti all’estero, escludendo quelli del MAIE e l’USEI, l’impegno è stato davvero minimo, molto vicino allo zero. E’ questo il doppio gioco dei soldatini di partito che dicono che votano No ma in fondo, con il loro silenzio, favoriscono il Sì per evitare lo scontro coi loro capi politici romani.
Staremo a vedere quale sarà il dato dell’affluenza e il risultato finale, cosa che ci aiuterà a individuare chi è da un lato o dall’altro del campo. Inutile dare la colpa alla Farnesina, all’estero abbiamo i rappresentanti degli italiani nel mondo eletti nei partiti romani che dovrebbero darsi da fare. Invece, chi li ha visti?