Domenica ci sarà il referendum sulla giustizia. Ora, gli ultimi tre quesiti sono veramente importanti. Infatti, il terzo, il quarto ed il quinto quesito riguardano l’argomento più controverso della nostra giustizia: la magistratura. Per esempio, il terzo quesito tratta la materia concernente la separazione delle carriere dei magistrati. Un magistrato giudicante è ben altra cosa rispetto al pubblico ministero. Quest’ultimo è di parte. Dunque, queste figure debbono avere due percorsi professionali distinti. Se vincesse il Sì una cosa del genere si potrebbe fare.
Nel quarto quesito referendario si chiede di abrogare le norme in materia di composizione dello stesso consiglio direttivo della Corte di Cassazione e dei consigli giudiziari, nonché in materia di competenze dei membri laici ovvero avvocati e professori universitari di discipline giuridiche che ne fanno parte.
In pratica, si chiede l’abrogazione del decreto del 27 gennaio 2006 n. 25, il quale riguarda la partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. Se vincesse il Sì a questo quesito si potrebbe introdurre anche il principio di responsabilità civile dei magistrati. L’operato di un magistrato deve essere giudicato.
Nel quinto quesito si chiede di abrogare la norma che richiede ad un magistrato di procurarsi da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura al consiglio superiore della magistratura. Con l’eventuale abrogazione di tale norma, un magistrato potrebbe candidarsi senza alcun vincolo di numero di firme. Se vincesse il Sì le correnti politiche non metterebbero più le mani sul Consiglio Superiore della Magistratura.
Dunque, questi tre quesiti saranno determinanti nel cambiare o meno una giustizia che non sempre funziona bene.