“Il giudizio degli elettori sulla riforma costituzionale si è espresso in modo inequivocabile e tutti ne prendiamo atto con rispetto e spirito democratico. Noi siamo stati convinti – e lo siamo ancora – delle ragioni del Sì che erano quelle del rinnovamento istituzionale e politico e della costruzione di un profilo di Paese più dinamico, moderno e competitivo. Il voto, se da un lato cancella il testo di una riforma votata per sei volte dal Parlamento, non rimuove queste esigenze profonde della nostra società e della nostra organizzazione statuale. Continueremo a difenderle nel confronto politico e ad ispirarci ad esse nell’impegno parlamentare. Soprattutto, continueremo il nostro dialogo con i cittadini italiani all’estero sulla comune speranza di un’Italia migliore e diversa”. Così in una nota i deputati Pd eletti all’estero, Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta, Tacconi.
“Le dimissioni di Renzi e del Governo, non dovute, sono un atto di dignità politica e di chiarezza. Al di là delle idee che ognuno di noi nutre sulla conduzione politica di questa fase e sul partito, lo ringraziamo sinceramente per il dinamismo che ha saputo imprimere alla vita del Paese, per il rafforzamento della dignità internazionale dell’Italia, per avere avuto il coraggio di scommettere sulla discontinuità e sul rinnovamento, per aver dato al lavoro parlamentare un forte segno riformatore.
Gli italiani all’estero, in modo altrettanto inequivocabile, hanno risposto Sì alla proposta di riforma e, più ancora, all’idea di un’Italia più moderna e credibile. Lo hanno fatto in tutte le ripartizioni elettorali e in tutti i maggiori Paesi del mondo.
Poiché ognuno di noi si è impegnato con tutte le proprie energie e senza ambiguità nel sostenere le ragioni profonde della riforma, soprattutto nei suoi risvolti ideali e istituzionali, li ringraziamo dal profondo del cuore. Assumiamo, anzi, il loro orientamento come un mandato ad andare avanti per cambiare e rafforzare la realtà e il volto di un’Italia che hanno ancora una volta dimostrato di amare.
Il loro voto è anche una risposta ferma e dignitosa ai sospetti nei quali sono stati coinvolti e alle infamie di cui sono stati oggetto. Senza misura e ritegno. Nessuna di queste infamie ha trovato concreto riscontro, né nelle delicate operazioni di voto né nello scrutinio.
Chi si permetterà di mettere le mani sui loro diritti di cittadinanza e, in particolare, sul loro diritto primario, quello di voto, da oggi sa che il prezzo che dovrà pagare sarà quello di allontanare e respingere persone, energie, esperienze di straordinario valore, riconosciute e apprezzate in tutto il mondo.
Una forza di cui l’Italia ha grande bisogno per il suo percorso internazionale e per la sua proiezione globale. A condizione – concludono Porta e compagni – che abbia una classe dirigente, compresa quella che guida e controlla l’informazione, capace di essere all’altezza dei tempi e di avere una visione non provinciale e miope di come un Paese possa camminare in un situazione così tormentata e difficile come quella che stiamo attraversando”.
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