“Con la dichiarazione del Presidente del Comitato per il No con la quale si preannuncia un ricorso all’ufficio centrale del referendum e alla Corte costituzionale nel caso in cui i voti dei cittadini italiani all’estero fossero determinanti per la vittoria del Sì, crediamo si siano superati anche i più ampi confini del rispetto delle regole democratiche e, prima ancora, della decenza civile”. Lo dichiarano in una nota congiunta i deputati eletti all’estero del Partito Democratico, Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta, Tacconi.
“Del diritto di assicurare l’effettività del voto dei cittadini italiani all’estero e una rappresentanza nel Parlamento nazionale parla la Costituzione in tre articoli (48 – 56 – 57). Una legge ordinaria dello Stato (459/2001), richiamata dall’articolo 48 della Costituzione, fissa inoltre in modo dettagliato i requisiti e le modalità di esercizio. Questo sistema, nonostante l’obiettiva complessità del voto per corrispondenza, ha retto finora a tre elezioni politiche generali e ad altrettante consultazioni referendarie. Esso è anche alla base della formazione degli organi di rappresentanza degli italiani all’estero, i Comitati degli italiani all’estero (Com.It.Es), istituiti e regolamentati da un’altra legge dello Stato.
Le polemiche partitiche che si sono sviluppate dopo alcune consultazioni elettorali non sono andate mai oltre la dialettica politica e non hanno aperto a livello parlamentare momenti di seria e ragionata revisione. Le uniche proposte di legge avanzate nella precedente e in questa legislatura, volte a migliorare e a mettere in sicurezza il voto all’estero, sono le nostre. Dagli altri, solo qualche sporadica proposta di abolire la circoscrizione Estero e, con essa, la possibilità di esercitare “effettivamente” il proprio diritto, come la Costituzione richiede.
Gli strenui difensori del “la Costituzione non si tocca” e i fautori del processo preventivo alle intenzioni di voto dei cittadini italiani all’estero avanzano, dunque, un’ipotesi di sospensione della legalità costituzionale e di aprioristica delegittimazione di quella parte dell’ordinamento che riguarda una parte dei cittadini italiani. Cittadini di pieno diritto, la cui unica diversità è quella di risiedere all’estero e di doversi servire, dunque, degli strumenti di esercizio dei loro diritti di cittadinanza che lo stesso ordinamento mette a loro disposizione. Con un risvolto, non sappiamo se raggelante o comico, che la prevalenza del No nei voti all’estero sanerebbe di per sé gli immancabili brogli che a quel voto sarebbero legati.
La dichiarazione del Comitato per il No rappresenta solo l’ultima espressione di una campagna di pesantissimi attacchi agli italiani all’estero e di delegittimazione dei loro diritti di cittadinanza.
Per settimane, su “Il fatto quotidiano” e nei social network, essi sono stati descritti come una massa indistinta pronta a vendersi al migliore offerente, una platea civilmente amorfa ed estranea alla vita democratica italiana, una congrega di individui pronta a regalare il plico elettorale in cambio di un caffè, un insieme di beoti nelle mani di costruttori di brogli in servizio permanente effettivo. Una rappresentazione vergognosa e ributtante, che si è amplificata nel totale silenzio e con l’obiettiva complicità di chi, nel fronte del No, a parole si dice vicino a questo mondo.
Come parlamentari e come italiani all’estero, siamo impegnati affinché la vittoria del Sì apra all’Italia una fase di rinnovamento istituzionale e politico.
In questo momento, tuttavia, i cittadini italiani all’estero devono prendere atto che il voto, per iniziativa altrui, non nostra, si è caricato di significati che, per quanto li riguarda, vanno anche al di là di questa pur importantissima scelta.
Si tratta di affermare concretamente, con il voto, la propria autonomia e il proprio diritto di pesare e di essere rispettati come qualsiasi altro cittadino italiano. Si tratta di difendere e, in prospettiva, di migliorare gli strumenti di esercizio dei diritti di cittadinanza, ad iniziare dalla circoscrizione Estero, che sono il frutto di un lungo cammino di lotte e che mai come in questo momento sono esposti ad un attacco radicale e destabilizzante.
La faziosità politica del fronte del No, inoltre, sta creando danni gravissimi agli interessi del Paese perché disilludere e respingere milioni di cittadini integrati nelle realtà più dinamiche del mondo significa depotenziare e rimettere in discussione il sostegno alla proiezione internazionale dell’Italia, di cui essi sono i primi testimoni e attori”.
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