Supponiamo, tanto per non sembrare indifferenti ai “dolori” d’Italia, che il Pd, per una serie d’alchimie politiche, possa mantenere l’accordo con gli uomini dei partiti che gli consentono la maggioranza parlamentare. Ipotizziamo, di conseguenza, che Renzi stabilizzi il suo ruolo di Primo Ministro.
Ammettiamo, sempre per eccesso d’ottimismo, che la legislatura sia potenziata con un esecutivo nel quale i centristi rafforzino la “fiducia” parlamentare. In un’ottica fantascientifica, ed è scrivere poco, Renzi potrebbe mantenere, così, il suo ruolo. Scriviamo in via suppositiva perché il premier, almeno per quanto c’è dato sapere, non ha la pur minima intenzione d’allearsi con altri partiti del “vecchio” sistema ancora presenti in parlamento. Ora sarebbe assai difficile un cambiamento di direzione; anche perché andrebbe contro le promesse fatte agli italiani.
Però, tanto per rimanere in tema, supponiamo che uno spiraglio sia concepibile. In ogni caso, meglio sarebbe chiamarlo ”breccia” per i coinvolgimenti che andrebbe a determinare un rimpasto di governo; anche con la possibilità di sgretolamento della maggioranza in più tronconi. La conseguenza, oltre al caos politico che ne deriverebbe, sarebbe l’ingovernabilità d’Italia.
Ancora, supponiamo che Renzi, come continua ad affermare, resti in carica sino al 2018. A nostro avviso, non farebbe che dilatare i tempi della crisi, che è anche d’incoerenza gestionale. Il buon senso, nonostante tutto, dovrebbe avere la meglio. Come a scrivere: governo Renzi per tutto l’anno. Poi, comunque vada il referendum istituzionale, elezioni politiche entro la primavera del 2017. Al punto in cui siamo, anche le presunzioni, non proprio ipotetiche, potrebbero avere un loro valore politico. Almeno, lo supponiamo.
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