Parigi – Reem Elsheshtawy é una giovane donna libica, originaria di Bengasi e madre di tre bambini, che é stata incaricata dal ministro della cultura Souleymene El Sahli di rappresentare il nascente governo libico all’Unesco a Parigi.
ItaliaChiamaItalia l’ha incontrata ai margini di una riunione sulla diversità indetta da Jacqueline Nizet al Senato, alla viglia delle elezioni presidenziali francesi.
«La Francia ci ha aiutato a liberarci di un dittatore sanguinario come Gheddafi – esordisce Reem – e di questo il popolo libico sarà sempre riconoscente, ma ora dobbiamo costruire l’avvenire della nostra democrazia».
C’é il rischio che gli integralisti islamici possano inquinare il dibattito democratico?
«Il rischio purtroppo esiste, specie in alcune città come Derna, come esiste il rischio che i lealisti, rimasti fedeli a Gheddafi, possano ancora rappresentare un pericolo per via delle armi che sono in loro possesso. Per questo occorre che vi sia la massima allerta, specie a livello internazionale; la Libia e le primavere arabe hanno bisogno della comunità internazionale e dell’Europa per riaffermare alcuni principi sacri ed inviolabili quali la parità uomo e donna, la libertà religiosa e il rispetto delle minoranze. Il mio incarico all’Unesco é finalizzato a questi obiettivi».
Fu davvero una dittatura terribile quella del Colonnello Gheddafi?
«Altroché! Gli oppositori al regime venivano incarcerati senza motivo e spesso giustiziati senza neanche un regolare processo. Per non parlare delle ruberie sui proventi derivanti dal petrolio che avrebbero potuto permettere alla Libia di crescere economicamente e socialmente. Invece nulla é stato fatto; le poche infrastrutture esistenti risalgono ai tempi dell’occupazione italiana. I soldi di Gheddafi sono finiti nelle banche svizzere e noi contiamo recuperarli».
Cambieranno i rapporti tra Italia e Libia?
«I rapporti tra Italia e Libia sono ottimi; il trattato di amicizia italo-libico é sempre valido e la cacciata di Gheddafi faciliterà le cose; non dimenticatevi che fu Gheddaafi a cacciare gli italiani, espropriandoli dei loro averi nel 1970 e fu Gheddafi a promuovere, ogni anno, la giornata dell’odio contro l’Italia».
Molti in Italia pensano che i francesi siano intervenuti in Libia per via del petrolio…
«Il petrolio appartiene al popolo libico: rappresenta la nostra principale ricchezza. D’ora in poi i proventi del petrolio dovranno concorrere ad aumentare il tenore di vita del nostro popolo e dovranno contribuire a creare le infrastrutture di cui abbiamo bisogno».
Per finire, tu hai tre figli. Che futuro immagini per loro e per le nuove generazioni africane?
«L’avvenire per i popoli africani sarà dato dall’accesso alla cultura e all’informazione. Solo così potremo liberarci da tradizioni ancestrali e costruire una società migliore. Per quanto riguarda la mia situazione, attualmente sono in missione a Parigi, ma non esiterei un solo istante a rientrare in Libia se venissi chiamata per dare il mio contributo alla rinascita della nostra democrazia».
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